Sondaggio Demos: la fiducia nel Governo scivola al 43% con un meno 13%, quella nel Premier subisce un calo del 10%

La manifestazione di piazza della Cgil ha “rotto il clima di consenso sociale”. Per la prima volta il PD in calo di 5 punti, Salvini in netta ascesa

Renzi17 novembre – Il Governo Renzi sembra perdere quota sensibilmente nel corso dell’ultimo mese. E’ quanto emerge dal sondaggio Atlante Politico realizzato da Demos & Pi per conto di La Repubblica (qui i dati ufficiali), in cui vengono confrontati i numeri emersi dalle urne delle Europee sulla base delle stime di voto del novembre 2014.

Dallo studio emerge che: “La fiducia nel governo scivola al 43%, 13 punti in meno in un mese. Molto al di sotto della maggioranza degli elettori. Anche il gradimento personale del premier scende sensibilmente, di 10 punti. Ma Renzi rimane, nettamente, davanti a tutti, nelle preferenze degli elettori”.

E mentre il Premier perde 10 punti nella classifica dei leader politici, risulta essere in netta ascesa la fiducia per Matteo Salvini (Lega) (30%), a sua volta seguito da Maurizio Landini (Fiom) (28%) e Giorgia Meloni (Fli) (11,5%).

“Il calo di popolarità del premier e del governo, però, appare particolarmente significativo perché, a differenza di quanto si era osservato settembre, stavolta si riflette anche sul piano elettorale”. Anche il PD registra quindi un bilancio negativo, con la perdita netta di 5 punti in un solo mese, scivolando nelle stime di voto dal 41% al 36,3%.

L’analisi di Ilvo Diamanti, presidente dell’istituto Demos & Pi, continua con la seguente osservazione: “Per la prima volta, da quando è divenuto premier, Matteo Renzi appare in difficoltà, fra gli elettori. Certo, anche nello scorso settembre gli indici di fiducia nei suoi confronti e verso il governo avevano subito un sensibile calo, rispetto a giugno. Ma in quel caso si trattava di un assestamento, dopo la crescita, tanto forte quanto anomala, seguita al successo nelle elezioni Europee. E poi, soprattutto, non si vedevano conseguenze sugli orientamenti di voto. Il Pd, in particolare, stazionava oltre il 40%. Esattamente come alle Europee. Oggi non è così. Il sondaggio dell’Atlante Politico di Demos, realizzato nei giorni scorsi, rileva un nuovo, forte ridimensionamento, che si consuma in un solo mese. Visto che l’ultimo sondaggio era stato svolto in ottobre, la settimana precedente la manifestazione della Cgil. Questa volta, però, il calo coinvolge non solo la popolarità del governo e del premier, ma lo stesso voto al Pd”.

Alla base del calo nel gradimento del partito ci sarebbe il fatto che l’elettorato Pd risulti essere in fase di attesa, e che sempre secondo Diamanti, “non sembra avere una direzione precisa”. “Il Pd di Renzi, d’altronde, fino a ieri ha funzionato come un vero “partito pigliatutti”. Capace di intercettare il voto di centrosinistra e di sinistra, di assorbire il centro e di attingere anche a destra. Oggi, invece, una quota importante di quanti avevano votato Pd alle europee (quasi 2 su 10) appare in stand-by. Non esprime alcuna scelta. In attesa. Di quel che avverrà”, continua Diamanti nella sua analisi.

A peggiorare ulteriormente le cose sembra essere anche il persistere della recessione economica, in una situazione già di per sé critica ma ulteriormente inasprita dalla manifestazione della Cgil, del 25 ottobre scorso, che probabilmente ha contribuito a livellare verso il basso l’indice di consenso nei confronti del governo e dell’operato renziano.

Diamanti spiega infatti che: “Renzi è il leader che ha restituito speranza nel futuro a una società oppressa da un cielo grigio. Senza prospettive di crescita. Ha promosso e, soprattutto, promesso il cambiamento economico e istituzionale. Riforme e sviluppo. L’ha fatto adottando un ritmo veloce, come stile di comunicazione e come contenuto. Per spezzare, sul piano cognitivo, il rapporto con il passato. E, tatticamente, per complicare la verifica dei risultati, difficili da realizzare in questi tempi. Oggi, però, questo esercizio di stile fatica a funzionare come prima. Non tanto per colpa del sindacato e della Cgil. Che ha perfino peggiorato la propria immagine, dopo la manifestazione del 15 ottobre. Quella mobilitazione, tuttavia, ha rotto il clima di consenso sociale, che, in precedenza, appariva generalizzato. E ha, invece, accentuato l’attenzione verso la crisi economica, che si fa sempre più pesante. Accentua le disuguaglianze sociali. Fa perdere la speranza. E, appunto, oscura l’orizzonte. Così, la fiducia nel governo cala al 30% fra quanti pensano che, nel prossimo anno, il reddito della loro famiglia e il livello della disoccupazione sono destinati a peggiorare. Ma si riduce ancor di più (27%) tra coloro che scommettono su un ulteriore deterioramento dell’economia italiana”.

“È come se la delusione avesse oscurato le qualità taumaturgiche attribuite al premier” – prosegue Diamanti – “il ritorno alla “normalità” – precedente alla sua irruzione sulla scena politica e al governo – ha, dunque, prodotto un impatto pesante. Così si spiega anche il ripiegamento elettorale del Pd. Che mantiene ancora un livello di consensi elevato. Ma arretra. Per l’indebolirsi del consenso “personale” di Renzi. Del sostegno al PdR. Il Partito di Renzi. Che ha permesso al Pd di superare i confini tradizionali, che ne frenavano l’espansione. Politici: al centro e, ancor più, a destra. Territoriali: al Nord. Sociali: fra imprenditori e lavoratori autonomi. Ma anche fra i disoccupati”.

FOTO: tratta da demos.it

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