Ritorna, per il quinto anno consecutivo, l’iniziativa natalizia di RES (Rete di economia sociale), NCO (Nuovo Commercio Organizzato) e Libera Associazione nome e numeri contro le mafie
L’economia sociale al posto dell’economia criminale, è questo lo spirito che anima come ogni anno l’iniziativa natalizia “Facciamo un pacco alla camorra” organizzata da RES (Rete di economia sociale), NCO (Nuovo Commercio Organizzato) e Libera Associazione nome e numeri contro le mafie. Sotto queste sigle, imprese campane che operano su terreni confiscati alla camorra e producono tutto quello che forma il prodotto finale: un cesto regalo. In napoletano, un “pacco” oltre ad indicare il cesto, significa fregatura e quindi fare un pacco alla camorra vuol dire: “dare una fregatura alla camorra”. All’interno dei pacchi, prodotti di alta qualità tra cui pasta, olio, marmellata, vino, sott’olio ecc. Tutto questo, in un’ottica che mira alla promozione di un’economia a Km zero, alla coltivazione di specie vegetali legate al territorio, oltre che al reinserimento nel mondo del lavoro, di persone momentaneamente in difficoltà come minori, tossicodipendenti, sofferenti psichici.
Valerio Taglione, tra gli organizzatori dell’iniziativa, afferma: “È un’occasione per dimostrare che si può fare e si può costruire un cambiamento reale, in questo territorio e solo così potremo dire di aver vinto la battaglia contro la camorra”. Tra i sostenitori dell’iniziativa anche il procuratore generale di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, che ha lavorato a Napoli ed è da sempre in prima linea contro le mafie: “Il pacco alla camorra è la manifestazione più significativa di come i beni confiscati possano essere produttivi e quindi riutilizzati dando lavoro e creando prodotti che entrano in un’economia che da illegale, diventa legale”.
Tra i maggior meriti dell’iniziativa “pacco alla camorra”, c’è sicuramente quello di farsi portatrice di un forte messaggio mediatico, che serve a ricordare come la lotta alle mafie non è possibile sia delegata solo allo Stato ma deve anzi, essere al centro di un profondo cambiamento sociale e culturale. Cambiamento che ci riguarda tutti in prima persona e che deve vedere la nostra profonda partecipazione.
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