Giorgio Napolitano si dimette da Presidente della Repubblica: finisce la presidenza più lunga della storia del nostro paese. I commenti dei partiti

Dopo due mandati esecutivi, il primo iniziato nel 1996, oggi alla soglia delle novanta candeline, Napolitano lascia il Quirinale e si dice contento di poter tornare a casa

GOVERNO:  VOTO ANCHE TEST PER GOVERNO, QUOTA 330 PER RISPOSTA A COLLEGiorgio Napolitano, non è più il Presidente della Repubblica Italiana. Stamane la firma, avvenuta alle ore 10.35 con l’invio di tre lettere istituzionali affidate a Donato Marra e indirizzate a Palazzo Chigi, con le quali Napolitano ha comunicato formalmente e in maniera istituzionale a Camera e Senato, il proprio passo indietro.
Il Presidente ha ricevuto gli onori militari e lasciato la residenza istituzionale, per poi recarsi nella sua casa privata romana (nel rione Monti). A sua disposizione, ci sarà nei prossimi giorni lo studio di Palazzo Giustiniani spettante a chi ricopre la carica di Senatore a vita, dove Napolitano ha già fatto trasferire i suoi libri e il suo materiale di studio.

Ieri, incontrando una bambina in Piazza del Quirinale che gli chiedeva se fosse contento di tornare a casa, Napolitano aveva risposto: “Qui si sta bene, è tutto molto bello ma è un po’ una prigione. A casa starò bene e passeggerò”. Poi, ai microfoni di RaiNews24 si è così espresso: “L’augurio al Paese è che sia unito e sereno. Anche perché viviamo in un mondo molto difficile. Abbiamo visto nei giorni scorsi cosa è successo in un Paese vicino e amico come la Francia. Siamo molto incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Parigi però, insomma, sempre essendo attenti a stare in guardia e a non fare allarmismo, dobbiamo essere molto consapevoli della necessità, pur nella libertà di discussione politica e di dialettica parlamentare, della necessità di un Paese che sappia ritrovare, di fronte alle questioni decisive e nei momenti più critici, la sua fondamentale unità”.

Matteo Renzi, salute Napolitano dal suo profilo Twitter, con un semplice hashtag: #GraziePresidente. I due si erano incontrati ieri per l’ultima volta. Napolitano lo aveva avvertito che oggi sarebbe stato il giorno delle dimissioni e che non ci sarebbe stato alcun ripensamento da parte sua. Il Premier, avrebbe invece promesso il completamento delle riforme, di cui Napolitano si è tanto raccomandato per tutto il secondo mandato. In particolare, la realizzazione entro gennaio di Italicum (legge elettorale) e nuovo Senato.

Tra i saluti e i ringraziamenti al Presidente, anche quello del Papa: “Le sono spiritualmente vicino e desidero esprimerle sentimenti di sincera stima e di vivo apprezzamento per il suo generoso ed esemplare servizio alla nazione italiana, svolto con autorevolezza, fedeltà e instancabile dedizione al bene comune. La sua azione illuminata e saggia ha contribuito a rafforzare nella popolazione gli ideali di solidarietà, di unità e di concordia, specialmente nel contesto europeo e nazionale segnato da non poche difficoltà”.

Molti i messaggi di affetto tra i parlamentari del Partito Democratico. Per il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, Napolitano: “Ha svolto un lavoro straordinario in questi anni, come una roccia tra mille bufere e intemperie”. Enrico Letta lo saluta attraverso un post su Twitter in cui informa di star ascoltando la lettura della lettera di dimissioni e di sentirsi emozionato. Un messaggio anche da parte del presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, che parla di: “Un profondo senso delle istituzioni, unito a ineguagliabili doti di grande equilibrio, che ha consentito al nostro Paese di superare momenti storici difficili e delicati”.

Il Movimento Cinque Stelle, non ha mai fatto segreto di non amare Napolitano e anche quest’ultimo, è stato spesso duro contro i pentastellati. Con una nota congiunta, i capigruppo M5S di Camera e Senato, Cecconi e Airola chiedono a Napolitano di rinunciare alla carica di Senatore a vita: “Salutiamo il presidente Napolitano, che ha giustamente dato le dimissioni dopo essere stato costretto dai partiti a risalire sulla sua poltrona, e lo invitiamo a essere coerente col processo di riforme che tanto ha sponsorizzato e a rinunciare quindi alla carica di senatore a vita. Abbiamo più volte denunciato il suo interventismo politico decisamente poco super partes e, di contro, lui non ha mai nascosto la sua palese ostilità nei confronti del MoVimento 5 Stelle. Dalle intercettazioni della trattativa Stato-mafia a tutte le leggi che ha firmato – la riforma Fornero su tutte – alcune delle quali risultate poi incostituzionali, Napolitano non è stato il garante che la Costituzione aveva previsto. Per questo – concludono – non lo rimpiangeremo”.

Dure critiche anche dalla parlamentare di Forza Italia Daniela Santachè: “Bye bye Napolitano. Dopo nove anni, l’Italia si libera di un presidente della Repubblica che prima di entrare al Quirinale si è dimenticato di togliersi la giacchetta della sinistra. Colpevole, tra i colpevoli, di non aver fermato la persecuzione politica e giudiziaria nei confronti di Silvio Berlusconi. Per fortuna oggi scriviamo la parole fine!”. Per Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale), con le dimissioni: “L’Italia chiude la stagione della sottomissione ai diktat europei e apra una nuova stagione di difesa dei propri interessi nazionali”. Così Matteo Salvini (Lega Nord), attraverso un post su Twitter: “Ultimo giorno di #Napolitano al Quirinale, non piango! Si parla di #Veltroni al suo posto? Per carità! Non doveva trasferirsi in Africa???”.

Chiara la strada per l’individuazione del successore di Napolitano indicata dal Premier Renzi, che vuole evitare spaccature nel suo partito, rappresentate dai possibili franchi tiratori: prima si decide all’interno del PD e poi si inizia a parlare con gli altri partiti. Il compito di sondare gli umori interi al partito, dovrebbe essere affidato ai dem Lorenzo Guerini e Roberto Speranza. L’individuazione del nuovo Presidente dovrebbe avvenire, nelle intenzioni del Premier, entro fine gennaio.

Nell’attesa dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato Pietro Grasso, diventa supplente. Per tale ragione, all’ingresso di Palazzo Giustiniani è stato issato lo stendardo di capo di Stato supplente, a suo tempo disegnato e voluto da Francesco Cossiga.

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