Non nuove maggioranze ma l’ammissione “della validità di alcuni valori, di stili di comportamento e di una scuola politica, quella Dc”. “Per fondare la Terza Repubblica si è dovuto ricorrere alle risorse della Prima”. I commenti politici
Per il senatore di Sinistra Ecologia Libertà, Dario Stefàno “L’elezione di Mattarella apre sicuramente una stagione nuova per le istituzioni ma anche per le forze politiche in campo perché potrebbe essere una buona occasione per segnare un cambio di rotta con cui si può recuperare una traccia comune e un rapporto “sano” e genuino tra i partiti di centrosinistra. E questo il centrodestra l’ha capito, agendo scomposto e non riuscendo a nascondere la propria agitazione”. Ma, avvisa l’esponente del partito di Vendola, “Chi però utilizza questa elezione per immaginare automaticamente nuove maggioranze si sbaglia. La scelta per il Quirinale è una cosa, il giudizio sugli indirizzi e sulle politiche di questo governo è un’altra. Da domani continueremo a batterci per i lavoratori colpiti dal jobs act, contro gli effetti dello Sblocca Italia e della Legge di Stabilità e contro una legge elettorale peggiore del Porcellum”.
Insomma, anche se c’è grande soddisfazione per il risultato che accompagna l’elezione di Sergio Mattarella a Capo dello Stato, non viene lasciato spazio ad una idea di un grande partito di centro e contenitore (un po’ come era la DC) capace di attrarre nell’area di Governo alleati non troppo rigidi sui programmi. Al contrario di una certa quasi-euforia che si è plasticamente mostrata alla Camera, nei comportamenti di moltissimi esponenti figli della cultura del cattolicesimo democratico della politica italiana.
“Per fondare la Terza Repubblica – osserva infatti Roberto Formigoni – si è dovuto ricorrere alle risorse della Prima. Si vede che quella politica non era così disprezzabile, come si tende a fare credere. Ho detto fin dall’inizio: nulla quaestio sulla persona e sulle qualità di Mattarella, ma ricordo che noi nella Dc appartenevamo a correnti diverse. Lui con De Mita, io militavo nell’area di centro destra. Ciò non toglie che Mattarella ha le doti e le qualità che la Dc ti costringeva ad avere, perché era una vera scuola di politica”.
Un altro pezzo di storia DC, Giuseppe Fioroni, aggiunge “Dopo tre lustri si elegge un cattolico alla presidenza della Repubblica, nel corso degli anni abbiamo eletto rappresentanti della cultura laica, superando le contrapposizioni della storia. Oggi registro con piacere che intorno al nome di Sergio Mattarella si è ritrovata l’unità del Pd e anche una grande convergenza del Parlamento. La Dc è stata consegnata alla storia, ha lasciato però una classe dirigente di uno spessore, di una capacità e di una competenza che può rendere ancora oggi grande servigio al Paese”.
Il ministro della cultura si unisce “Prima di tutto – premette Dario Franceschini – voglio dire che è una bellissima giornata per il Paese, perché va al Quirinale una persona rigorosa di grande equilibrio e competenza. Naturalmente a questa soddisfazione si aggiunge la felicità personale per i rapporti di affetto e di amicizia cementati da un percorso politico comune e per i tanti anni di militanza trascorsi insieme”.
“Io – aggiunge Gianpaolo D’Andrea, deputato popolare dell’Ulivo e più volte sottosegretario nei governi di centro sinistra – non parlerei di un ritorno al passato ma della validità di alcuni valori, di stili di comportamento e di una scuola politica, quella Dc, appunto, che riconosciamo a Sergio Mattarella e che sono comuni a tanti di noi. Mattarella è un uomo rigoroso, un intellettuale prestato alla politica. Farà bene al Quirinale e aiuterà il Paese”. Per Renzo Lusetti, aggiunge “Mattarella ha ricompattato un po’ tutta l’anima democristiana che resiste in Parlamento. Molti di noi sono cresciuti insieme a Sergio. Quando 30 anni fa ero segretario dei giovani Dc, lui era commissario del partito a Palermo dove si viveva la stagione della ‘Primavera di Palermo’. Con questo sistema di elezione, penso che il capo dello Stato lo possa fare solo uno che è fuori dalla mischia politica da qualche anno. Non voglio fare quello che dice ‘l’avevo detto’ ma, due mesi fa, ho pensato che Mattarella potesse essere la figura più indicata come lo fu Napolitano nel 2006”.
Fuori da questo coro filo-DC il commento di Bruno Tabacci che, invece ascrive alla necessità di un punto di equilibrio interno al PD, per tenere insieme una geometria politica. Insomma quanto ha fatto Matteo Renzi. Infatti Tabacci spiega “Con l’elezione di Mattarella vedo il riconoscimento di una tradizione politica che è stata importante nella storia italiana. Limitando il nostro raggio di osservazione all’attualità, dico Mattarella rappresenta il punto di equilibrio possibile. Siamo davanti alla conferma della ‘geometria’ della politica: chi in queste settimane aveva pensato a delle soluzioni tecniche o decorative, deve invece riconoscere che la politica ha bisogno che tutti i passaggi vengano fatti in maniera ordinata”. “Renzi – osserva ancora Tabacci – se ne è fatto portatore e ha fatto assolutamente bene. Mattarella non è stato candidato perché è un cattolico o un ex Dc ma perché è uno che rappresenta un punto di equilibrio all’interno del Pd”.
Fuori dal coro, uno dei comunisti che non siedono in Parlamento è così intervenuto: “Sergio Mattarella è il nuovo Presidente della Repubblica. Non è una buona notizia.- dichiara Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista -Sinistra Europea – Era infatti necessario portare al Quirinale una persona espressione della società e non del palazzo: un garante del popolo italiano e non del governo Renzi. In Italia serve una discontinuità, come quella realizzata ad Atene una settimana fa, non la conferma delle classi dirigenti realizzata con Mattarella. Questo Presidente è stato proposto e imposto da Renzi che, dopo aver preso in giro Letta, ha preso in giro anche Berlusconi. Molti gioiscono per la sconfitta di Berlusconi ma l’avversario oggi in Italia non è Berlusconi – che è palesemente già sconfitto e che da Renzi venne resuscitato nei mesi scorsi solo per poter fare le riforme istituzionali mettendo ai margini la sua minoranza interna – ma Renzi. Per questo Mattarella non è la soluzione ma la conferma del problema e non andava votato”.
Differentemente da Rifondazione, il Partito Comunista d’Italia, con Ugo Moro, della segreteria nazionale così commenta: “L’elezione del Presidente Mattarella conferma la volontà di trovare una soluzione totalmente interna a questa situazione di non disturbare gli accordi europei. Purtroppo anche quelli economici, negativi, come il trattato di Lisbona del 2006. Accogliemmo positivamente la elezione di Giorgio Napolitano. Purtroppo il percorso finale e il secondo mandato, ci hanno fatto rimpiangere quella gioia, in quanto l’ex presidente ha interpretato il ruolo in modo autoritaristico, eleggendo Monti Senatore per poi proporlo Presidente del Consiglio. Quindi – aggiunge il dirigente dei comunisti del partito di Diliberto – con cautela ci esprimiamo su Mattarella. Che, tuttavia sin da quando era nella DC, nella sinistra DC, è risultato inviso ai fanatici di Comunione e Liberazione e agli esponenti del fondamentalismo cattolico. Restiamo fiduciosi nella volontà del Presidente di tutelare principi e prerogative della Costituzione repubblicana. Auguriamo buon lavoro a Sergio Mattarella e confidiamo in un prossimo incontro per testimoniare direttamente queste nostre valutazioni al Presidente.”.
Tirando una somma politica delle prime reazioni, non sembra che vada per la maggiore la ricostruzione di un Presidente eletto a disposizione di Renzi od altri in disegno che riproponga la DC. Tuttavia, nessuno esclude che tale comunanza di condivisioni non porti alla necessaria rivalutazione delle fondamentali culture politiche che hanno caratterizzato la nostra storia repubblicana. Una su tutte, forse, riguarda proprio la necessità di un ammorbidimento del maggioritario dualistico, a cui Renzi assolutamente non vuol rinunciare.