“Grande progetto Pompei”, un’iniziativa del Ministero che vede in primo piano aziende private ed Università. Bologna e Salerno, vincitrici del bando
Riflettori puntati ancora su Pompei. Questa volta, però, non per l’ennesimo crollo all’interno dell’area archeologica. Ma per un progetto di recupero e valorizzazione che vedrà impegnati nell’antica città archeologi, ricercatori, tecnici e anche studenti. È l’Università di Bologna, infatti, a vincere il bando del Ministero dei beni culturali (Mibact) e ad aggiudicarsi uno dei sei lotti degli scavi di Pompei.
“Grande progetto Pompei”, questo è il nome di un’iniziativa che già dalle prime parole fa ben sperare. Dopo la raffica di crolli dello scorso marzo l’Unesco lanciò il campanello d’allarme ricordando la necessità di “un piano di interventi straordinario che metta in sicurezza l’intera area”. Ora questo piano sembra essere giunto in dirittura d’arrivo.
Con i finanziamenti della Comunità Europea il Mibact si pone come obiettivo di risollevare le mura di Pompei, cercando di riportare all’antico splendore uno dei siti archeologici più importanti dell’Italia e del mondo. La prima fase del progetto si chiama “Piano della Conoscenza” e prevede una mappatura completa degli scavi. Attraverso una planimetria in scala 1:50 sarà possibile avere un quadro più chiaro della situazione e capire dove intervenire tempestivamente.
L’Università di Bologna entra in gioco proprio in questa fase. Il terreno di competenza dell’Alma Mater è il lotto 3, vinto superando tutti i maggiori Atenei italiani come Roma, Padova e Napoli. E a proposito il professore Giuseppe Sassatelli, direttore del Dipartimento di Storia, culture e civiltà (Disci) dell’Università di Bologna, ha spiegato: “Alcune sono cadute per vizi formali, altre per un ribasso d’asta improprio e altre ancora per una valutazione negativa del progetto”. Poi orgoglioso ha aggiunto: “Ieri abbiamo avuto in consegna il progetto e tra una settimana dovrebbe esserci la firma dell’atto. A marzo si dovrebbe cominciare”.
Un dato da non sottovalutare è anche la possibilità per l’Ateneo di ricevere ulteriori fondi per la ricerca. Si parla di 700.000 euro che l’Università di Bologna impiegherà nel progetto, permettendo anche ad una decina tra dottorandi, assegnisti di ricerca e studenti della scuola di specializzazione di arricchire la propria formazione sul piano pratico. Un tasto su cui batte molto l’Alma mater con una continua attività didattica in ben 30 cantieri tra l’Italia e l’estero.
“È un grande successo e ce lo godiamo: dobbiamo dire che siamo bravi. Pompei non è solo una realtà, è un simbolo. E per i nostri giovani sarà una cosa da raccontare e da vivere”, ha detto entusiasta il rettore dell’Università Ivano Dionigi, non senza una vena di soddisfazione per aver sbaragliato la concorrenza accademica. Le armi vincenti, a detta del rettore, sarebbero state la lunga esperienza nel settore del Disci e la competenza non sono nell’ambito dell’archeologia ma della geoarcheologia che, ha dichiarato Dionigi, “abbiamo solo noi”.
Il team che insieme ai ragazzi giungerà a Pompei non appena si darà il via ai lavori è composto da due o tre docenti di archeologia e due tecnici per i rilievi geoarcheologici. E il primo step sarà la costruzione di modelli in 3D di ogni singola unità muraria con tanto di schedature e scansioni laser tridimensionali delle principali domus. Come la “Casa dei casti amanti”, uno dei “gioiellini” del lotto 3 su cui l’Università di Bologna però lavora già da un po’ di anni.
Una presenza-assenza (perché spesso non menzionata), invece, nel “Grande progetto Pompei” è anche l’Università di Salerno che ha concorso, e vinto, al bando con una rete di imprese private. Un’intesa temporanea che ha permesso all’Ateneo campano di prendere parte al piano. I quattro lotti restanti, infine, sono stati assegnati tutti ad aziende private.
FOTO: tratta da adnkronos.com