La percentuale di povertà in Italia aumenta troppo vertiginosamente. Insostenibili le spese mediche ma anche il taglio a sostegno della pubblica istruzione. Raddoppiati in 5 anni gli interventi caritatevoli

Secondo i dati Istat, in Italia sono oltre 10 milioni le persone in condizione di povertà, ovvero il 16,6% della popolazione. Il 7,9% le famiglie in condizioni di povertà assoluta, cioè un totale di circa 6 milioni di cittadini non ha condizioni di vita accettabili.
Secondo la Caritas la povertà “assoluta” è diminuita di poco dal 2012 al 2013 passando dal 9,9 al 9,6% della popolazione nell’Ue a 28 Stati. Tra i Paesi deboli, il fenomeno è “allarmante” (14,9% nel 2013) con punte massime in Romania (28,5%) e in Grecia (20,3%). In Italia la “deprivazione materiale grave” colpisce il 12,4% della popolazione. E sono aumentati gli interventi caritatevoli. In cinque anni praticamente raddoppiati. “In Italia l’azione Caritas si esplica attraverso 1.148 iniziative anticrisi. Dal 2010 ad oggi le iniziative diocesane risultano raddoppiate (+99%)”.
Vi è stato un forte peggioramento della spesa sanitaria dal 2012 al 2013 a causa della crisi, che ha costretto i cittadini europei a rinunciare a cure mediche necessarie, particolarmente in Grecia (-11,1%) e in Irlanda (-6,6%).
Ma la Caritas osserva che anche nel settore scolastico sono stati effettuati dei tagli alle spese (sussidi per i libri scolastici, costo delle refezioni scolastiche, sostegno agli allievi con bisogni educativi speciali, ecc.) che ha portato alla riduzione della frequenza e ad un aumento della dispersione scolastica. In Romania, a causa dei tagli, dal 2010 al 2014 la popolazione scolastica è diminuita del 9,4%.
Si evidenzia inoltre come l’Italia possegga “il triste primato” in Europa di “Neet”, cioè di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Nel 2013 la percentuale è arrivata al 22,2, ovvero circa due milioni e mezzo. Ma la situazione è angosciante anche negli altri “paesi deboli”.