De Luca, le motivazioni della condanna: “Nominò il suo capostaff project manager per dargli più soldi”

In base alle motivazioni depositate dalla seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, l’ex Sindaco di Salerno inventò la nomina a project manager per il suo capostaff  Di Lorenzo allo scopo di fargli ottenere un alto compenso economico. Il Sindaco definì la condanna “demenziale” e “reato linguistico” ma le motivazioni della sentenza ora lo sconfessano

Vincenzo De LucaAveva parlato di “condanna demenziale per aver usato l’espressione project manager invece della parola coordinatore” e per questo Vincenzo De Luca ex Sindaco di Salerno e candidato del Partito Democratico alle prossime elezioni regionali, l’aveva bollata come “reato linguistico”. Le cose però non starebbero come racconta quest’ultimo, almeno a leggere le motivazioni della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, che lo ha condannato ad un anno di reclusione (pena sospesa) per abuso d’ufficio (vai all’articolo). Nelle circa 140 pagine è scritto che la promozione di Alberto Di Lorenzo, “aveva come unico scopo quello di attribuirgli una inventata posizione apicale con conseguente riconoscimento di una più sostanziosa retribuzione”. La realizzazione del termovalorizzatore di Salerno, infatti, non poteva prevedere la figura del project manager, perchè questa non è contemplata dal codice degli appalti. Il pm Roberto Penna durante il dibattimento avava sottolineato inoltre l’inutilità di nominare un project manager, già in presenza di un Responsabile Unico del Procedimento, parlando di inutile duplicazione delle stesse funzioni.

Ma è doveroso fare un passo indietro. All’epoca dei fatti, durante l’emergenza rifiuti del 2009, De Luca era commissario di governo incaricato della costruzione di inceneritore (e contemporaneamente aveva mantenuto l’incarico di Sindaco ma la legge lo vietava ndr), impianto che non fu mai costruito. Nell’ambito del progetto, l’ex sindaco nominò il suo capostaff project manager, ruolo che ricordiamolo non è previsto nel codice degli appalti, in cui è invece contemplato quello di Responsabile Unico del Procedimento.

I giudici ora mettono nero su bianco: la totale assenza di motivazione circa la necessità della nomina e la scelta della persona nominata; l’accertata falsità delle giustificazioni postume; la particolare qualificazione dei protagonisti della vicenda, i rapporti interpersonali strettissimi tra nominante e nominato; il successivo occultamento sul sito web; la presenza, all’interno del gruppo, di persone astrattamente più qualificate; la circostanza che l’opera svolta non risulta essersi concretizzata in attività di particolare complessità ed importanza; il fatto che Di Lorenzo, in prospettiva, avrebbe potuto guadagnare una somma ben maggiore di quella liquidatagli con il provvedimento del marzo del 2009. Tutti elementi che sarebbero dimostrativi del fatto che la nomina in contestazione, non perseguirebbe esclusivamente una finalità pubblica.

Alle motivazioni della sentenza, non mancano le reazioni della politica, in particolare del Movimento Cinque Stelle, in quanto fu proprio quest’ultimo a denunciare, con un esposto, la vicenda del doppio incarico da sindaco e viceministro del governo Letta, per la quale De Luca è stato dichiarato decaduto. I parlamentari Isabella Adinolfi, Andrea Cioffi, Silvia Giordano, Girolamo Pisano ed Angelo Tofalo, hanno affermato: “Oggi è stato dimostrato che a Salerno non esiste la legge De Luca. Esiste la legge degli appalti che il candidato governatore del Pd non ha rispettato. Esiste la legge Severino che, sulla scia del patetico e fantomatico reato linguistico, Vincenzo De Luca e il Pd continuano a snobbare. Ed esiste il M5S che è riuscito a far rispettare la legge sull’incompatibilità del doppio incarico facendolo decadere da sindaco. Noi siamo per la legalità. Il folklore e le invenzioni linguistiche le lasciamo agli showmen come De Luca”.

Valeria Ciarambino, candidata presidente del M5S alla Regione Campania, afferma: “Con le motivazioni depositate dal Tribunale di Salerno si rimarca sicuramente l’incandidabilità di Vincenzo De Luca e si smonta la ridicola tesi deluchiana secondo cui il suo era un reato linguistico. Nel caso di De Luca – aggiunge la candidata – non parliamo di sospetto ma di una condanna in primo grado. Una persona responsabile che ami la legalità e le istituzioni, al suo posto, non si sarebbe candidato e soprattutto il Presidente del Consiglio e segretario del Pd dovrebbe avere la forza e il coraggio di mettere da parte personaggi del genere”.

Cosa succederà adesso? Improbabile che De Luca faccia un passo indietro, se non ha scelto di farlo fino adesso. Soprattutto dopo aver incassato qualche giorno fa l’appoggio di Renzi, sugellato da un “abbraccio”, nella visita di quest’ultimo a Pompei. De Luca lo disse in un intervista alla giornalista Rai Lucia Annunziata, “vedrete che Renzi mi sosterrà”. Su questo aveva ragione. Ma la questione morale resta.

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