#LaBuonaScuola: il 5 maggio sarà sciopero generale. Sindacati uniti per la prima volta dopo 7 anni

Scuole chiuse in tutta Italia: Flc-Cgil, Uil Scuola, Gilada-Unams e Snals-Confsal e Cobas, uniti dopo 7 anni, annunciano uno sciopero generale per chiedere profonde modifiche al contestatissimo Ddl “La Buona Scuola”. Intanto arriva il rinvio dei Test Invalsi al 6 e 7 maggio, decisione che fa infuriare le organizzazioni sindacali

sciopero scuolaRoma, 29 aprile –  Lo scorso 18 aprile in oltre 5mila hanno detto no al Ddl “La Buona Scuola”. Un urlo levatosi durante il sit-in di protesta nei confronti della riforma dell’istruzione targata governo Renzi e che da piazza Santi Apostoli, dove ha avuto luogo, ha attraversato il cuore di Roma e probabilmente ha raggiunto i piani alti del “Palazzo” arrivando all’orecchio sordo del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che troppo spesso hanno mostrato indifferenza ai malumori da parte di chi mal digerisce le novità introdotte dall’ ormai contestatissimo disegno di legge.

Di fronte all’assordante silenzio di un Esecutivo che va dritto per la sua strada incurante dell’aspro dissenso intorno al progetto di scuola delineato dal relativo disegno di Legge, arriva la risposta dei sindacati di categoria che dal palco di piazza Santi Apostoli hanno annunciato uno sciopero generale per il prossimo 5 maggio. Giorno in cui il mondo dell’istruzione incrocerà le braccia e tutte le scuole d’Italia resteranno chiuse per protestare uniti e compatti contro una riforma che, secondo i leader dei sindacati, pur chiamandosi “La Buona Scuola” paradossalmente di buono ha ben poco e demolisce la vera scuola fondata sui principi della partecipazione e della collegialità per far posto ad una nuova scuola/aziendalista in cui regna la figura del “preside-padrone”.

Lo sciopero è stato indetto da Flc-Cgil, Uil Scuola, Gilada-Unams e Snals-Confsal che si associeranno a quello indetto inizialmente dai Cobas, contro le prove Invalsi, e scenderanno in piazza uniti; non accadeva da ben 7 anni, precisamente dal 30 ottobre del 2008 quando proclamarono lo sciopero generale contro la riforma dell’allora Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (governo Berlusconi). Una mobilitazione, quella del 5 maggio, a cui parteciperanno insegnati e personale Ata che per primi vivono sulla loro pelle disagi e difficoltà, ribadendo al Governo la richiesta di apportare modifiche significative al Ddl de “La Buona Scuola”.

Le richieste da parte della scuola che protesta sono: il no a modelli di gestione autoritaria in contrasto con i principi di un’autonomia fondata sulla collegialità e che accentrano il potere nelle mani dei presidi, un piano di assunzioni che sia in grado di assicurare stabilità nel lavoro per tutto il personale docente e Ata impiegato da anni precariamente, organici adeguati al fabbisogno, rinnovo del contratto scaduto da sette anni, no a incursioni per legge su materie soggette a disciplina contrattuale, come le retribuzioni e la mobilità del personale e l’avvio di una strategia di forte investimento su istruzione e formazione.

Intanto arrivano segnali di apertura da parte del Premier Matteo Renzi “Il ddl può essere migliorato ulteriormente, il governo è pronto all’ascolto – chiarendo – da un punto non si torna indietro, la scelta dell’autonomia è decisiva”. Tuttavia non tende a scemare il clima di tensione dopo lo slittamento della prima prova dei Test Invalsi al 6 e 7 maggio, inizialmente fissata per il 5 data che però cade in concomitazia con lo sciopero generale della scuola. La decisione ha fatto infuriare, e non poco, le organizzazioni sindacali, in particolar modo i Cobas, che definiscono la scelta come un intollerabile imposizione, illegittima e antisindacale, una mossa astuta per spuntare l’arma della protesta.

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