Riforma della Scuola: la Camera approva. I super presidi possono assumere senza graduatoria

316 i voti a favore, 137 no e 1 astenuto. Fuori dall’aula i docenti hanno manifestato tutto il loro dissenso. Dopo l’approvazione il testo passa al Senato

ddl buona scuolaLa Camera dei deputati ha approvato con 316 voti a favore, 137 no e 1 astenuto il disegno di riforma della scuola. I voti a favore sono arrivati da Partito Democratico (con esclusione di 40 dem che non hanno preso parte al voto), Scelta Civica, Area Popolare, Per l’Italia Centro-Democratico, Psi e Minoranze linguistiche. Contro il provvedimento hanno votato Sel, M5s, Lega e Fi. Il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, dopo l’approvazione della Camera, si è detta “emozionata e soddisfatta” e ha spiegato che è compito del Governo quello di tentare di offrire una scuola di “qualità, aperta e inclusiva”.

L’unico passo indietro, dopo le proteste dei giorni scorsi da parte di insegnanti, sindacati, minoranze Pd e opposizioni, il Governo lo ha fatto sul 5 per mille alle scuole paritarie ma secondo quanto spiega Giannini la misura sarebbe solo rimandata “in un successivo provvedimento che affronti temi di natura fiscale”. Gli altri punti oggetto delle proteste sono stati tutti approvati. Tra questi, vi è soprattuto quello che attibuisce ai presidi il potere di “chiamata diretta” senza più graduatoria degli insegnanti ma all’interno di ambiti territoriali predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. Le operazoni dovrebbero avvenire in modo trasparente: i presidi renderanno pubbliche, attraverso il sito della scuola, tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. Il loro operato sarà sottoposto a valutazione.

Sul piano assunzioni, il Governo prevede l’assunzione di 100.000 precari da assumere attraverso concorso ma solo tra i docenti abilitati. Questi ultimi saranno immessi un ruolo dopo un anno di prova e formazione. Nel 2016 sarà bandito un concorso per 60mila abilitati.

Susanna Camusso, leader della Cgil ha lanciato la sfida all’esecutivo, dicendo: “Con nettezza diciamo che con il voto di oggi non si chiude la battaglia ma continua”. La sindacalista ha anche ricordato come: “il governo aveva annunciato di voler discutere con gli insegnanti ma così non è stato”. L’Unione degli Studenti, afferma “scuola e democrazia sono nelle nostre mani, siamo contro le imposizioni dall’alto” e fa sapere che continuerà la battaglia contro la riforma anche attraverso scioperi bianchi, lezioni in piazza, blocchi stradali: forme di protesta già messe in atto in questi giorni.

Per quanto riguarda le opposizioni, tra i più contrari alla riforma vi sono i Cinque Stelle, che hanno voluto incontrare davanti Montecitorio i cittadini. Alessandro Di Battista (M5S) scrive in una nota: “È intollerabile che venga creata la figura di un preside super-manager e con poteri così tanto accentrati da mettere in pericolo l’autonomia didattica e la libertà di insegnamento dei professori. Il Movimento Cinque Stelle è da due anni che fa proposte come 8×1000 all’edilizia scolastica, la possibilità di assumere 300.000 insegnanti precari, l’obbligo di avere delle classi con massimo 22 alunni e 20 in presenza di un alunno disabile”.

Contro la riforma si è schierata anche la minoranza Pd che oggi non ha partecipato al voto. Sarà proprio la minoranza Pd che potrà far pesare al Senato i “propri numeri” e se avrà coraggio, potrebbe mettere il governo in difficoltà.

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