La Procura di Napoli starebbe verificando le posizioni di alcuni candidati giudicati vicino ai clan, ma sulle indagini vige il massimo riserbo
Le elezioni regionali in Campania non sembrano trovare pace. Non bastavano gli impresentabili “ufficiali”, cioè coloro che non avrebbero, a giudicare dalla Commissione parlamentare Antimafia, i requisiti etico-morali per candidarsi alle elezioni. Secondo la sezione anti-camorra della Procura di Napoli, che sta indagando in queste ore, ci sarebbero altri candidati che non compaiono nella lista della Commissione, ma che i magistrati napoletani considerano vicino ai clan.
L’attenzione dei magistrati si sta concentrando su movimenti sospetti tra candidati di centrodestra e centrosinistra e ambienti legati alla criminalità organizzata. Due i filoni giudiziari: uno ipotizza il concorso in associazione mafiosa con uno dei cartelli criminali campani, l’altro punta i riflettori sul voto di scambio politico-criminale.
La notizia, viene alla ribalta, all’indomani della scoperta di presunti brogli in 170 seggi del Comune di Napoli (quasi il 20% delle sedi elettorali della città). In questi giorni infatti, il Viminale ha appurato la presenza di gravi irregolarità nei verbali delle elezioni e ha provveduto a spedirli all’esame del tribunale, che potrebbe decidere di riconteggiare i voti in ballo (circa 70mila schede).