5 Maggio a Roma e Milano, appuntamento per il clima. Il Ministero dell’Ambiente italiano: si alle sabbie bituminose.

Roma e Milano flashmob per il clima.

Il clima sta cambiando. La differenza però la fa l’intervento dell’uomo su tali cambiamenti. A Bruxelles è in corso la trattativa tra gli Stati Membri per stabilire le regole di calcolo della carbon footprint dei carburanti.

L’obiettivo della Comunità Europea è quello di rendere trasparente il quantitativo di CO2 associato al greggio e agli altri carburanti di fonte fossile responsabilizzando verso l’obiettivo europeo sui trasporti (ridurre le emissioni derivanti dal settore del trasporto del 6% entro il 2020) le Nazioni, le raffinerie, le compagnie petrolifere a tutto favore delle scelte e la salute dei consumatori.

La trattativa però si è arenata a causa dell’azione di lobby sostenute dall’industria del petrolio, in particolar modo quella canadese che possiede i giacimenti più consistenti di sabbie bituminose, e che non vuole risultare svantaggiata sul mercato europeo: ufficialmente sostengono che i costi relativi all’attività di reporting della CO2 finirà per pesare sulle tasche dei consumatori. Ma non la pensa così Veronica Caciagli, leader del movimento Italian Climate Network: “La vera posta in gioco è l’importazione in Europa del greggio derivato dalle sabbie bituminose canadesi, un deposito di petrolio “non convenzionale” composto di argilla, sabbia, acqua e bitume. Una fonte fossile ad alta intensità di carbonio la cui estrazione causa il 23% di emissioni di CO2 in più rispetto al greggio tradizionale”.

L’Italia, attraverso il voto dei tecnici preposti dal Ministero dell’Ambiente, ha espresso voto in favore delle sabbie bituminose in sede comunitaria.

Italian Climate Network è un’associazione di cittadini, aziende, NGO impegnati nel risolvere la questione climatica e assicurare all’Italia un futuro sostenibile. La creatività è il loro punto di forza.
Abbiamo sottoposto alcune domande al Presidente Veronica Caciagli, cittadina che si occupa di clima, di facilitare la transizione verso un futuro low carbon realizzando progetti di riduzione delle emissioni di CO2, compensazioni delle emissioni, percorsi green per le aziende. Recentemente si è appassionata di social media e blogging “penso che imparare a comunicare tramite questi new media, che sono tra l’altro paper-free, sia fondamentale per le aziende e per la comunicazione ambientale”.

Presidente come nasce Italian Climate Network?

“Nasce dalla volontà di un gruppo di appassionati alle politiche riguardanti i cambiamenti climatici, tra cui Sergio Castellari (Focal Point dell’Intergovernamental Panel on Climate Change – Organismo Internazionale che riunisce i maggiori scienziati esperti di climatologia) e Stefano Caserini (professore universitario, autore dei libri “A qualcuno piace caldo” e “Guida alle leggende sul clima che cambia”). Abbiamo organizzato la giornata per il clima 2011 Moving Planet e abbiamo pensato che ci fosse la necessità di un nuovo movimento, un network come dice il nome dell’associazione, che potesse mettere in relazione persone e idee. Per realizzare un cambiamento necessario.”

Quanto è difficile in tempo di crisi riuscire a smuovere la coscienza collettiva per attivarla a favore dell’ambiente?

“Secondo me dipende da che cosa si intende per ambiente. In Italia abbiamo la brutta abitudine di pensare all’ambiente solo come un costo, mentre in realtà l’ambiente è un’opportunità per migliorare la nostra vita quotidiana, ma anche un’occasione economica per uscire dalla crisi tramite gli investimenti nella green economy e avviarci verso un nuovo modello di sviluppo più sostenibile. In questo senso parlare di ambiente è assolutamente necessario, soprattutto nel momento di crisi che stiamo affrontando.”

L’impronta ecologica (carbon foot print) sugli idrocarburi è una sacrosanta iniziativa, perchè l’Italia ha votato contro?

“L’impronta ecologica sui carburanti è necessaria per capire come orientare le scelte dell’Europa, è già richiesta per i biocarburanti per cui non costituisce una novità. Sul perchè l’Italia abbia votato contro sarebbe più opportuno chiedere al Ministero dell’Ambiente. E il nostro movimento sta appunto pensando di chiedere spiegazioni.”

Non crede che il costo sempre più alto della benzina, in questo momento di crisi, sia paradossalmente l’arma più efficace dell’ultimo ventennio per la riduzione di CO2 nel nostro paese?

“Dipende. Certo una benzina più cara induce alla diminuzione dei consumi, ma il costo della benzina non può essere l’unico parametro su cui strutturare una politica ambientale: non è giusto che a pagare siano sempre i più poveri, che non possono permettersi di spendere per i trasporti. Abbiamo pagato per anni gli incentivi alle case automobilistiche, penso sia necessaria una riformulazione delle politiche sui trasporti con uno spostamento dal trasporto privato a quello pubblico, da rendere più efficiente e fruibile.

Ieri ero a Napoli, nella scelta tra prendere la metro e il motorino abbiamo dovuto scegliere il motorino, non eravamo sicuri di arrivare in tempo. Poi, per arrivare da Fuorigrotta alla stazione centrale in motorino, siamo stati inghiottiti dal traffico. E’ stata una lotta. Non credo che i napoletani preferiscano utilizzare le auto, visto lo stress e lo smog che creano. Se ci fossero valide alternative sarebbero utilizzate. E’ necessaria più efficienza nel trasporto pubblico per creare delle vere alternative. Certo, qualcosa sta cambiando anche a Napoli, con la nuova zona pedonale e la gestione dei trasporti dell’assessore Donati, ma dovremmo tutti lavorare per accelerare questo cambiamento.

Per tornare a come ridurre le emissioni di CO2, servirebbe anche una politica energetica di lungo periodo che acceleri la transizione a un modello di produzione dell’energia decentrato e fondato sulle rinnovabili, abitazioni più efficienti, smart cities… insomma, non credo allo strumento panacea di tutti i mali ambientali, ma a un progetto a lungo termine di cui ognuno di noi fa parte.”

Quali sono gli ultimi dati mondiali in termini di CO2, e in Italia?

“Le emissioni di CO2 nel mondo sono in aumento, con un +5% tra il 2009 e il 2010 secondo i dati dell’International Energy Agency. Purtroppo gli Stati non si sono ancora accordati sulle misure per ridurre le emissioni di CO2 e degli altri gas serra a livello globale. Il prossimo turno di negoziazioni si svolgerà nel Qatar il prossimo Dicembre. Speriamo che finalmente si possa cominciare a ridurre le emissioni su scala globale. L’Europa invece sta già diminuendo le emissioni, anche grazie alle sue politiche per l’efficienza energetica. Per l’Italia lo scenario è un po’ più complesso: da una parte, negli ultimi anni le emissioni sono diminuite, per un misto di crisi economica, rinnovabili e politiche per l’efficienza energetica. Dall’altra è sotto gli occhi di tutti che sarebbero necessarie politiche più incisive per la trasformazione sostenibile dell’Italia, mentre in questi giorni il Governo sta tagliando gli incentivi alle rinnovabili.”

E’ possibile una vita senza petrolio?

“Non solo è possibile, è necessaria. E la transizione è in corso. La vera questione è la tempistica. La prima domanda che ci poniamo è: arriverà prima il picco di petrolio (ovvero la diminuzione della produzione di petrolio con aumenti insostenibili dei prezzi) oppure riusciremo a diminuire i consumi in modo da non provocare sconvolgimenti al nostro sistema economico? Perfino l’IEA, che non è certo un’organizzazione ambientalista, consiglia nei suoi report annuali di aumentare l’uso di rinnovabili per questioni di carattere economico. La seconda è: ci riusciremo in modo abbastanza veloce da evitare sconvolgimenti irreversibili al sistema climatico, con danni a noi, all’umanità e ai nostri modelli sociali? Una cosa è certa: per arrestare i cambiamenti climatici, le fonti fossili, visto che contengono carbonio, vanno tenute sottoterra.”

Il 05.05.12 sarà il giorno del Climate Impacts Day, ci saranno eventi in tutto il mondo. In Italia cosa avete preparato?

“A Roma ci sarà un flashmob in Piazza del Popolo. Ci riuniremo con tanti bei palloncini azzurri, rigorosamente biodegradabili al 100%, per dimostrare l’impegno per il clima della Capitale. Formeremo un numero 350 umano: 350 ppm (parti per milione) è il limite di concentrazione di CO2 che non presenta rischi di cambiamenti del sistema climatico che potrebbero essere dannosi per l’uomo. Adesso siamo a 394 ppm, per cui i cambiamenti climatici sono già in corso. Perciò il tema della giornata sarà “Connect the Dots”, unire i punti e trarre le conclusioni. La foto farà il giro del mondo tramite il network 350.org di cui facciamo parte. A Milano l’evento si svolgerà in Piazza del Duomo, e anche lì si “uniranno i punti”. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. E se siete appassionati di clima, interessati, o per aprire una sezione napoletana dell’associazione, contattateci.”

Non la politica, ma i cittadini. Il Governo Italiano a Bruxelles ha perso l’occasione di mostrare un volto umano, sensibile alle problematiche ambientali, della salute, e della tasca degli italiani. E ancora una volta l’alta finanza, le lobby del petrolio hanno dimostrato il loro potere sui governi mondiali. L’uomo, la terra, non sembrano essere protagonisti del loro destino, e non ci sono dubbi che proprio in questi tempi di crisi profonda, economica e culturale, movimenti di cittadini come l’Italian Climate Network vadano sostenuti da tutti.

I link di contatto e diffusione dell’evento del 05.05.12:

Per diffondere l’invito all’evento di Roma attraverso Facebook: link.

Per diffondere l’invito all’evento di Milano attraverso Facebook: link.

Contatto Twitter: link.

Sito del movimento: www.italiaclima.org

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