Ad interrogarsi sull’effetto Google e sulla tecnologia che ci rende poco brillanti è un’analisi sull’Independent, forte dei dati di alcuni studi in materia
Tempi duri per la nostra memoria. Sicuri di poter contare sull’aiuto della tecnologia, dimentichiamo molto velocemente date, numeri di telefono e perfino i compleanni. E’ l’effetto Google, che moltiplica le informazioni e ci spinge ad archiviarle su un disco di memoria temporanea, che si resetta in poco tempo. Con un semplice click possiamo trovare tutto ciò che ci serve.
Secondo una ricerca del Kaspersky Lab, il 90% degli utenti di dispositivi tecnologici ammette di soffrire di amnesia digitale. Secondo Maria Wimber, dell’University of Birmingham, internet ha semplicemente cambiato il nostro modo di cercare e conservare le informazioni. Una conclusione simile a quella di Betsy Sparrow della Columbia University: “La nostra mente ricorre a internet in modo molto simile a quello con cui ricorriamo alla memoria di un amico, un familiare o un collega”. Quindi non memorizziamo come un tempo, ma ricordiamo dove l’informazione può essere trovata. La questione riguarda anche le immagini; stando ad uno studio della Fairfield University, fare fotografie riduce sensibilmente il ricordo di ciò che abbiamo visto. Ad esempio, si è notato che dopo una visita al museo, chi aveva fatto foto ricordava meno oggetti e meno dettagli di chi si era limitato ad osservare. Allora la domanda è legittima: la tecnologia digitale è una risorsa o ci rende smemorati?
Le risposte sono differenti. Secondo l’antropologa Genevieve Bell, la tecnologia ci aiuta a vivere in modo più intelligente; mentre Andrew Keen, autore di ‘The Internet is Not the Answer’, afferma che si è perso l’allenamento ed il rigore mentale. “Le menti sono in qualche modo più flaccide”, avverte, un po’ come un muscolo poco allenato.
Un dibattito interessante, che diventa il dilemma dell’uomo moderno.
Da utilizzatore frequente di Internet sono d’accordo con il contenuto dell’articolo. La tecnologia ci ha aperto le porte della conoscenza ma nel contempo il nostro cervello si sta adattando alla opportunità e non memorizza le informazioni che ricerchiamo perché siamo sempre in grado di ritrovarle. Io vedo in questo, un altro pericolo ancora più insidioso. Ci stiamo abituando a credere alle prime informazioni fornite dai motore di ricerca e si sta indebolendo la nostra capacità di giudizio critico. Per rendersene conto, basta guardare ad una problematica all’ordine del giorno, quale la grandissima quantità di “fake news” che popolano la Rete e alla incapacità di molti di noi di distinguerle dalle vere “news”.