Il premier annuncia un masterplan per il Sud e rinvia tutte le decisioni a dopo l’estate “Non ci saranno annunci ad effetto, ma proposte concrete a settembre”. In Campania, promette, “andremo a togliere le ecoballe“
La direzione del Partito Democratico sul Mezzogiorno inizia, di fatto, con le stesse parole che il premier Matteo Renzi – nella giornata di ieri, in veste di segretario del partito – aveva pronunciato durante la sua visita a Tokyo e che avevano provocato la polemica con lo scrittore Roberto Saviano (vai all’articolo). Renzi continua a puntare il dito su quelli che lui definisce “piagnistei” e afferma “Se il Sud è in difficoltà è inutile attribuirne la responsabilità a chi ha abbandonato il Sud. La retorica Sud abbandonato è autoassolutoria per una parte dei dirigenti del Mezzogiorno”. Il premier fa anche presente che sul tema, “non ci saranno ennunci ad effetto, ma proposte concrete a settembre”.
La direzione Pd sul Sud era stata convocata dopo i drammatici dati Svimez (vai all’articolo) e dopo che lo stesso Saviano aveva scritto, sul quotidiano la Repubblica, una lettera aperta a Renzi, invitandolo ad occuparsene. In platea, c’erano i governatori del Sud – quasi tutti Pd – da quello della Campania Vincenzo De Luca a quello della Sicilia Rosario Crocetta. Presenti anche diversi esponenti della minoranza Pd, come Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza.
Nonostante in questi anni gli investimenti in conto capitale nel Mezzogiorno siano diminuti, per Renzi il problema del Sud “non è una mancanza di soldi, ma la mancanza di politica” ed è meglio soffermarsi su quello che funziona, come spesso fa il segretario Pd durante il suo intevento. Cita la Mermec del suo amico Vito Pertosa e l’Ilva. “Il fatto di tenere aperta l’Ilva, del tutto sottovalutato nel dibattito politico di questi mesi, è una battaglia, è uno strumento per dire che Taranto ha un futuro”.
Il temuto malcontento del “fronte del Sud” si sgonfia nella sala del Nazareno, gremita di renziani, fedelissimi del segretario-premier. Insomma, Renzi gioca in casa. Non ha scelto di parlare del Sud in una sede istituzionale. Al Consiglio dei ministri magari, come sarebbe stato logico. Il premier è prodigo di promesse, come quelle che rivolge al governatore della Campania, dicendo: “Voglio andare con Vincenzo De Luca nella terra dei fuochi dove in tre anni – lui dice due pensando alle elezioni – andremo a togliere le ecoballe”. Non dice come si fa, visto che per le ecoballe sono sempre stati stimati dei tempi di smaltimento che vanno dai 10 ai 15 anni. E la scelta di usare i cementifici – di cui più volte ha parlato recentemente De Luca – è giudicata, non solo da ecologisti, assolutamente da evitare.
Lo stesso De Luca riesce poi a mettere in difficoltà Renzi, quando insiegabilmente nel corso del suo intevento, sceglie di attaccare il direttore del Fattoquotidiano.it Peter Gomez, giudicandolo “Un giornalista dal nome equivoco e improbabile, tedesco più o meno, un superfluo consumatore abusivo di ossigeno e un danno ecologico permanente”. De Luca parla anche dei fondi Por e fa mea culpa, affermando: “Abbiamo fatto un delitto, sui Por (Programmi operativi regionali) 2007-2013 le somme vive investite sono state non più del 20%. Non ci deve esser più un euro che arrivi al Sud senza una rendicontazione rigorosa e chi governa deve essere chiamato a rispondere”. L’altra gaffe del governatore è quando confonde lo SVIMEZ (Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) con l’ISVEIMER (Istituto per lo Sviluppo Economico dell’Italia Meridionale), ente pubblico sorto nel 1938 e fallito – tra inchieste e arresti – nel 1996. Non esattamente la stessa cosa.
Oltre al governatore della Campania ha preso la parola anche il presidente della Puglia Emiliano. “Noi siamo il frutto di sangue e sudore versato in luoghi difficilissimi dove abbiamo portato la bandiera della civiltà attraverso il centrosinistra e il Pd, non possiamo essere convocati a bacchetta, abbiamo bisogno di condividere strategia e visione e vedrai di cosa siamo capaci: di questioni correntizie a non ce ne frega nulla”. E non senza qualche momento di imbarazzo, il governatore siciliano Crocetta, che ha chiesto la parola mentre Renzi stava salendo sul palco per la sua replica. Il governatore, non nascondendo l’irritazione – a suo dire non gli viene concesso abbastanza spazio – ha affermato: “A Renzi vorrei dire: cosa fa Obama rispetto alle tre aree più degradate del paese? Non manda assistenzialismo. Non ne vogliamo di assistenzialismo. Mandiamo qualcuno che fa una società di comunicazione o risolviamo con la banda larga? È meglio se diciamo agli imprenditori: venite e vi defiscalizziamo”.