Le considerazioni del presidente di Confindustria giungono durante la presentazione della Fondazione E4Impact che si prefigge come scopo di formare per il 2022 3mila nuovi imprenditori africani. Intanto dopo l’Ungheria anche l’Austria chiude le frontiere
Per i vertici di Confindustria la questione immigrazione sembra non essere un elemento rilevante sotto il profilo occupazionale, anche perché chi giunge in Italia difficilmente ha intenzione di fermarsi a lungo e l’obiettivo è di continuare la marcia per giungere in altri Paesi “più ricchi” che possa offrire loro una prospettiva di vita dignitosa. Lo stesso presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha ammesso che “Gli immigranti non sono per noi una risorsa perché chi viene in Italia ha come destinazione altri Paesi”.
La dichiarazione di Squinzi arriva a margine della presentazione della Fondazione E4Impact che ha come scopo quello di investe sull’Africa. La Fondazione, che è stata presentata a Milano da Letizia Moratti, Giorgio Squinzi, Pietro Salini, Franco Anelli e Mario Molteni, si prefigge l’obiettivo di fare da ponte per le imprese italiane che intendono operare nei mercati africani, formare per il 2022 3mila nuovi imprenditori africani mediante un programma executive e dare vita a 500 nuove imprese e migliaia di posti di lavoro oltre che accrescere le competenze di docenti e staff delle università africane.
Squinzi ha sottolineato che “in questo momento non è quindi l’immigrazione che può risolvere i nostri problemi, la nostra vera priorità è dare lavoro agli italiani, visto che abbiamo un tasso di disoccupazione del 13 per cento e sul fronte giovanile del 40 per cento”.
Quelle di Squinzi sembrano essere considerazioni discordanti da ciò su cui la Fondazione E4Impact intende investire, guardando all’Africa come una risorsa. In effetti anche il capo di Confindustria precisa che “le immigrazioni alla lunga sono sempre fenomeni positivi” anche se evidentemente non è questo il periodo migliore per l’accoglienza nel nostro Paese afflitto da una crisi che ha generato liste infinite di disoccupati e in cui il lavoro per i giovani è un miraggio lontano. – “Sarà una visione un po’ egoistica la mia – dice Squinzi – ma dobbiamo cominciare a dare un futuro ai nostri giovani e una velocità al Paese”.
Intanto l’Europa si divide in modo sempre più netta sulle scelte politiche in merito all’immigrazione. Dopo la chiusura delle frontiere ungheresi e lo schieramento di centinaia di militari ed agenti di polizia a difesa delle frontiere dopo l’approvazione delle nuove dure leggi anti-migranti, si sposta in Croazia la porta di ingresso nell’Unione Europea. Giungono dalla Serbia meridionale a bordo di autobus i primi gruppi di rifugiati sul confine croato.
A chiudere le frontiere ha ora provveduto anche l’Austria, impedendo l’ingresso del flusso sempre più numeroso di migranti sul lato meridionale e orientale del Paese. È lo stesso ministero dell’Interno di Vienna a comunicare alla Commissione Europea che saranno effettuati controlli sugli ingressi ai confini con Italia, Slovenia e Slovacchia.