Stamane, in un primo momento, la seduta di Palazzo Madama è stata sospesa per mancanza del numero legale. Poi il provvedimento è stato incardinato tra le proteste di centristi e forzisti
Il provvedimento sulle unioni civili, cosiddetto ddl Cirinnà-bis dal nome della senatrice dem Monica Cirinnà, è stato incardinato al Senato. La spuntano così Matteo Renzi e il Partito Democratico rispetto all’alleato di governo: il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.
La decisione di incardinare il provvedimento è stata presa dalla Capigruppo, dopo una breve sospensione della seduta per mancanza del numero legale. Come ufficializzato dalla presidente di turno Valeria Fedeli, il ddl giunge in Aula senza relatore. A riferire sull’andamento dei lavori è stato il presidente della commissione Giustizia Nitto Francesco Palma (in foto), che ha brevemente ripercorso il lavoro compiuto nella commissione stessa e ha spiegato come non sia stato possibile concluderlo, nonostante oltre 70 sedute dedicate al tema.
Alla ripresa della seduta non sono mancate le proteste da parte di senatori centristi e forzisti. Lucio Malan (FI) ha parlato di un “atto di forza” e di una “palese violazione del regolamento del Senato”. Carlo Giovanardi (Ncd) ha fatto presente che il ddl Cirinnà-bis “non è stato assolutamente preso in esame dalla commissione prima di giungere all’esame dell’Aula, come prevede la Costituzione e lo stesso regolamento, che concede due mesi di tempo alle commissioni per valutare un provvedimento”.
Oggi il ddl è stato soltanto incardinato, poi i lavori sono proseguiti con le dichiarazioni di voto e la votazione delle norme per la riorganizzazione delle attività di consulenza finanziaria. La relazione della senatrice Cirinnà sul nuovo testo presentato avverrà in una seduta successiva che dovrà essere stabilita da una prossima Capigruppo, come ha spiegato il capogruppo Pd Luigi Zanda conversando con i giornalisti.