La FAI al liceo statale Margherita di Savoia per la settimana di autogestione. Obiettivo: contrastare la camorra attraverso la denuncia del pizzo
“L’unione fa la forza”, sembra una frase fatta ma non lo è, e può testimoniarlo la FAI (Federazione Antiracket Italiana), associazione che opera in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia e che da ben 25 anni aiuta commercianti ed imprenditori a lottare contro la criminalità organizzata, ma anche lo stesso vice Presidente Rosario D’Angelo, imprenditore edile e geometra che dopo aver subito estorsioni a suo carico ha deciso di denunciare e di riprendersi, così, la sua dignità in collaborazione con tutti coloro che lo hanno sostenuto. Così come i 212 commercianti calabresi o i 551 campani, i 262 pugliesi o ancora i ben 1052 commercianti siciliani che finora hanno detto stop al racket denunciando i loro estorsori.
La FAI, nata a Capo d’Orlando (SI) e fondata dall’ex commerciante Tano Grasso, è un’associazione a servizio di tutti coloro che non sono più disposti a stare al gioco delle mafie; il suo obiettivo è incentivare sempre più le denunce contro il pizzo, e stando ai numeri l’obiettivo sembra essere sempre meno utopico. Tuttavia, “la strada è ancora lunga”, come dichiarato dall’avvocato e criminologo Marco de Scisciolo nel corso del convegno, ma la partecipazione attiva dei commercianti contro l’usura pone forte speranza nel progetto di annientamento dell’usura. Occorre reagire, e bisogna farlo insieme alle associazioni disposte ad appoggiarti perché da soli si perde inevitabilmente, questo è il messaggio che la Fai ha voluto diffondere tra gli studenti.
Nessun commerciante né imprenditore è mai solo. In caso di vessazione di matrice mafiosa nei confronti dell’impresa, questa è sostenuta dallo Stato, che grazie al Fondo di solidarietà (legge n.44 del 1999) risarcisce interamente il danno subito (sia quello materiale diretto che quello dovuto al mancato guadagno) rendendo nullo il gesto intimidatorio.
L’associazione antiracket ha, inoltre, sottolineato l’approccio al “Consumo critico”, cioè l”importanza di fare acquisti presso tutte le imprese ed i negozi dichiaratisi pubblicamente “liberi dal pizzo” (identificabili dal marchio “Antiracket” affisso sulla vetrina nonché attraverso una vera e propria guida cartacea per il “consumatore critico”). Condannato anche il contrabbando, che porta inevitabilmente denaro alla Camorra, come tutte le attività “sotto banco” che si verificano nelle città, come le scommesse sportive clandestine, che spesso attirano i giovani nella maggior parte dei casi ignari del chi realmente ne ricaverà profitto.