Il presidente della Campania fa l’elenco delle cose che non vanno e che danneggiano le Regioni del Sud, come la sottocultura del leghismo che ha descritto: “il Mezzogiorno come una palla al piede parassitaria”
Napoli, 12 novembre – Si è aperta quest’oggi a Napoli l’Assemblea nazionale sul Mezzogiorno. A inaugurare i lavori il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che nel suo discorso ha elencato sostanzialmente quali sono le cose che danneggiano il Sud. Cose peraltro che il mondo meridionalista denuncia da tempo, anche se poco si è fatto per porvi rimedio. Oltre a questo De Luca si è spinto a lanciare una proposta che egli stesso ha definito provocatoria: “un piano occupazionale per 200mila giovani nella pubblica amministrazione”. Un miracolo che secondo quest’ultimo potrebbe realizzarsi con l’aiuto dell’Europa e il corretto utilizzo dei fondi Ue.
Il presidente della Giunta regionale ha spiegato che “la democrazia italiana non può reggere altri sette anni di disoccupazione giovanile galoppante: non ce la facciamo ad aspettare il decollo dell’economia strutturale con la disoccupazione giovanile al 52%. Rischiamo”. De Luca ha citato i recenti dati Svimez: “Si è registrata una significativa crescita, che però non è strutturale. Premesso che il reddito pro capitale al Sud è la metà del Nord, qui il Pil è sceso del 12,3%, al Nord del 7%. Sugli investimenti industriali al Sud la caduta è stata del 43%, quasi il doppio del Nord. Oggi il Nord – afferma ancora De Luca – ha recuperato quasi il 100% dei posti persi dal 2008, mentre qui al Sud si registrano ancora 500mila posti in meno, che si uniscono alla desertificazione sociale e alla decrescita demografica, dato di assoluta novità”.
“Negli anni del Dopoguerra, quando i partiti si battevano per il Sud, così come le grande organizzazioni sociali e sindacali si immaginava di ridurre il divario con il Nord. Abbiamo avuto la stagione del centrosinistra, quella dei poli industriali. Siamo arrivati agli anni novanta, ma si sono registrati più processi di burocratizzazione che di effettivo rilancio. Il Sud, da allora, è scomparso dall’agenda politica italiana insieme con l’esaurisi delle spinte propulsive del sistema Italia”. E De Luca, vestendo i panni del politico meridionalista, spiega perché: “È emersa una questione settentrionale, fatta di crisi economica e sociale pure al Nord. Il Sud è scomparso a causa anche di una sottocultura del leghismo che ha descritto il Mezzogiorno come palla al piede parassitaria, senza la quale il Nord avrebbe potuto prendere il volo”.
“Ha pesato, poi, l’immagine che il Sud ha dato di sé, della cialtroneria, delle lamentele, delle emergenze continue, come quella in Campania, che ha contribuito a danneggiare l’immagine di questo territorio. Ha pesato l’incapacità di utilizzare un fiume di risorse europee, sprecate e polverizzate, senza alcun salto di qualità, un bancomat per pagarsi le clientele politiche”.
Per De Luca tutto questo è il passato. Per questo ha detto: “Noi oggi vorremmo rilanciare il Sud rendendo chiaro che c’è un interesse economico unitario, che il Nord ci guadagna con lo sviluppo del Mezzogiorno, che è un grande mercato di 20 milioni di abitanti dove il 70 per cento dei beni utilizzati proviene da imprese del Nord. C’è un interesse del Nord a utilizzare il Sud come grande piattaforma logistica per intercettare questi movimenti che arrivano da altri Paesi, altrimenti diretti a Rotterdam e Amburgo. C’è un interesse del Nord a favorire un grande programma per le infrastrutture e ad utilizzare le Università del Sud. Ne ho parlato con un leghista umano come Maroni, a cui ho detto che se non siamo uniti non avremo alcun peso politico”.