#VentiRighe – Volare, verbo di moda

C’è chi finge di fare il bravo papà e compra un drone per far giocare il figlio. In realtà si comporta come i padri che si divertono con i trenini elettrici o i soldatini di piombo dei bambini

I droni. Ce n’è per tutte le tasche e tutte le esigenze, compreso l’uso bellico, il borbardamento telecomandato. Il titanico Gooogle ne ha brevettato un esemplare che potrebbe svolgere lavori di ufficio al posto dell’uomo, comodamente rimasto a casa, o pratiche mediche. Il drone in questione sarebbe in grado di volare sul posto di lavoro, trasporterebbe uno smartphone, includerebbe uno schermo per proiezioni audio-video. Il drone potrebbe anche includere uno schermo e disporrà di un sistema audio video tecnologicamente avanzato, ma aiuterebbe anche i medici per consulti a distanza.

In ambito giochi la gamma delle offerte si arricchisce giorno dopo giorno e non meno per uso professionale di fotografi, giornalisti, ambientalisti, agricoltori. Sono sempre più numerosi i modelli, per prezzi, velocità, autonomia di volo, prestazioni: il Dji Phantom dotato di video e applicazioni per martphone e tablet, costa 1.500 euro, l’economicissimo Syma arriva dalla Cina e si porta a casa con meno di cento euro. Ancora meno costa il drone giocattolo Eachina H8S. poco più di venti euro. Sarebbe una sorpresa se il nuovo oggetto del desiderio fosse condiviso da terroristi per attentati dall’alto con ordigni esplosivi? Il caso dell’elicottero che volò indisturbato per lanciare petali di rose sul funerale di un boss romano non ha insegnato niente. A proposito, è libera la vendita dei droni, senza licenza.

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