Cancellate le norme su voucher e appalti. Così il governo Gentiloni evita la consultazione popolare

Gentiloni: “L’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi”. Ma la Camusso (Cgil): “Non bastano gli annunci e i progetti provvisori, la campagna continua fino alla conversione in legge”

Roma, 17 marzo – Finalmente il governo Gentiloni decide sui voucher, che non saranno destinati solo a lavori occasionali, com’era fino a qualche giorno fa nelle intenzioni dell’esecutivo e della maggioranza, ma saranno aboliti. Così il Governo, dopo aver stabilito martedì scorso la data dei referendum promossi dalla Cgil (vai all’articolo), nel Consiglio dei ministri di quest’oggi ha deciso per l’abrogazione delle norme su voucher e appalti, allo scopo di evitare la consultazione popolare. Non un sospetto ma una certezza, confermata anche dallo stesso premier Gentiloni: “Abbiamo abrogato le norme su voucher e appalti nella consapevolezza che l’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi e nella consapevolezza che la decisione è coerente con l’orientamento che è maturato nelle ultime settimane in Parlamento”.

Al contrario di quanto affermato da Gentiloni, tuttavia, in Parlamento non c’era l’intenzione di abolire i voucher ma di far sì che potessero ricorrere a questo strumento di pagamento dei lavoratori solo le famiglie, per pagare lavoretti a ore, e le imprese senza dipendenti. Questa proposta era stata respinta dalla segretaria della Cgil, Susanna Camusso, in quanto “i voucher sono uno strumento malato in sé, e quando la malattia è grave non basta l’aspirina”.

Con l’abolizione delle norme su voucher e appalti i referendum del 28 maggio non si terranno. Ma la Camusso predica cautela. “La campagna referendaria”, ha annunciato, “continua fino a quando quello che è il decreto varato oggi dal Consiglio dei ministri, di cui controlleremo e guarderemo il testo, non si trasformi in una legge effettiva. Non bastano gli annunci e non basta un progetto provvisorio come un decreto legge a fermare quello che è un referendum sottoscritto dai cittadini”.

Negli ultimi giorni lo spauracchio delle urne deve aver consigliato al Governo di abolire totalmente lo strumento dei voucher. Con questa decisione ci saranno però alcuni problemi che l’esecutivo sarà chiamato a risolvere. “Sappiamo che il lavoro nero è vietato, ed è doverosamente immaginabile che i rapporti di lavoro vengano regolati secondo la legge”, ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a proposito del rischio che aumenti il lavoro nero. Ora comunque si procederà, ha aggiunto, “ad aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali sul tema della regolazione del lavoro occasionale e discontinuo”, che senza i voucher avrà bisogno di nuove regole.

Il centrodestra ha attaccato il Governo, affermando che si è fatto dettare la linea dalla Cgil, “facendone pagare il prezzo ai giovani e ai precari che grazie a questo strumento lavorano”. Questa è la tesi del presidente dei deputati di Area popolare Maurizio Lupi. Per il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, “il fatto che il Governo abbia abolito la legge sui voucher (dal 2018), dimostra che hanno una paura maledetta del popolo italiano e in questo caso erano terrorizzati dal perdere un altro referendum”.

Contrarie all’abolizione dei voucher sono diverse associazioni di commercianti e imprenditori. Il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, ha spiegato che con questa decisione “si è deciso di non decidere e di evitare sia il referendum della Cgil sia una soluzione alternativa, introducendo controlli per evitare l’abuso di questo strumento e soprattutto parametri temporali e reddituali basati sul costo orario del lavoro. Non decidendo invece e piegandosi al ricatto della demagogia si è di fatto deciso per il ritorno al sommerso”. Con l’abolizione dei voucher infatti, secondo Confimprenditori, “viene meno un istituto creato proprio per regolarizzare pagamenti per le prestazioni occasionali”.

“Più di tutto – ha proseguito il presidente di Confimprenditori – resta l’amarezza nel constatare che a doverci rimettere saranno le famiglie e le Pmi. Queste ultime spesso hanno utilizzato i voucher come anticamera per avviare poi contratti a tempo determinato e indeterminato, trovando così soluzione ad una contrattualistica nazionale troppo spesso rigida e insufficiente a regolare un ambito in continua evoluzione. Non ci resta che sperare – ha concluso –, che questa frattura fra Governo e lavoro sia l’occasione per aprire una discussione seria e costruttiva sul lavoro. Se non altro per capire quale proposta alternativa hanno i nemici dei voucher”.

FOTO: tratta da ansa.it

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