Il Castel Nuovo di Napoli, noto comunemente come “Maschio Angioino”, è stato l’epicentro della vita di corte del Regno meridionale d’Italia al tempo di re Alfonso d’Aragona, detto il Magnanimo, che ereditò i titoli di re d’Aragona alla morte del padre Ferdinando I![](http://www.napolitime.it/wp-content/uploads/2017/03/maschio-angioino.jpg)
Era proprio il 2 aprile 1416. Da qui ha inizio la storia di questo sovrano “illuminato” e generoso, che seppe fare del suo Regno un centro artistico e culturale. Pur spiccando tuttora nel panorama urbano di Napoli per l’imponenza e la magnificenza della sua mole, il monumento odierno dà solo una velata idea di quel che fu nei decenni centrali del Quattrocento, quando era unanimemente considerato la reggia più maestosa e sfarzosa che mai si fosse vista nella nostra Penisola dopo la caduta dell’Impero romano.
Il tragico destino della dinastia aragonese, le ripetute invasioni e occupazioni straniere del Regno, hanno spogliato il complesso alfonsino non solo della quasi totalità dei suoi favolosi arredi interni, ma anche delle sue irrinunciabili “dipendenze” esterne: la cittadella militare tutt’intorno al castello e gli enormi giardini, estesi nell’area dell’odierno Palazzo Reale. A voler rievocare almeno in parte lo stato originario della reggia alfonsina, sono le visite tematiche del progetto “Il Graal al Maschio Angioino”, che si occupa di valorizzare e di prestare manutenzione al castello partenopeo.
Attraverso quattro percorsi si potranno conoscere i nuovi ambienti aperti al pubblico per la prima volta con le associazioni IVI – Itinerari Video Interattivi, Timeline Napoli e HyppoKampos Adventure in programma sabato 1 e domenica 2 aprile e in ogni weekend. Inoltre, si potrà giocare con la storia (solo con previa prenotazione obbligatoria) di Napoli attraverso la caccia al tesoro “Il segreto del Drago”. Il costo del biglietto è di 10 euro per ogni singola visita, con la possibilità di sconto se si integrano i percorsi proposti.
Pare che alcune vicissitudini partenopee abbiano incrociato la storia del Graal con la figura di Alfonso d’Aragona proprio a partire dalla sua dominazione nel Regno di Napoli. Precisamente, dopo la conquista della città da parte de “il Magnanimo”, che nel 1442 cacciò i precedenti dominatori francesi. La storia di quel giorno si può leggere già dall’Arco trionfale marmoreo che fu eretto, in più fasi dal 1452, per volere di Alfonso con l’intento di celebrare la conquista di Napoli e iniziare l’opera di rinnovazione architettonica dell’antica fortezza angioina. La ricerca del Sacro Graal in questo luogo di Napoli parte da una serie di scoperte realizzate e dall’osservazione della giara in pietra, scolpita alla base del balcone esagonale dal quale si affacciava unicamente re Alfonso d’Aragona. A nessun’altro era concesso. E si trova proprio all’interno del Maschio Angioino, nel cortile, accanto a quella sala dei Baroni in cui suo figlio Ferrante avrebbe fatto fuori diversi nobili del regno a lui avversi, verso la fine del Quattrocento. Simbolismo e storia riportano a quella giara in pietra, che secondo alcuni studiosi, potrebbe ricondurre proprio al Graal.