E per Barack Hussein Obama, primo afroamericano a ricoprire la carica di 44° Presidente degli Stati Uniti d’America, “four more years”, ovvero altri quattro anni come ha urlato la folla di democratici dinanzi ai maxischermi del Times Square.
Una gara questa che ha lasciato il popolo americano in sospeso fino all’ultimo: durante l’Election Day, infatti, prima la salita di Romney sostenuto dal Sud, poi una situazione di ambigua parità, e infine, grazie al successo ottenuto in Ohio e in Florida, inizialmente due stati indecisi, Obama riprende la tornata elettorale fino poi a vincerla.
Obama, con la famiglia dal palco di Chigago, ringrazia la moglie Michelle, che lo ha sostenuto anche da Twitter, e le figlie che sono con lui, e si congratula soprattutto con il suo avversario, promettendo ai cittadini di lavorare con i leader di entrambi gli schieramenti, perché, nonostante le differenze e i disaccordi, ciò che più sta a cuore ad un’America “generosa, tollerante ed aperta” non è come è composto un governo, ma come quest’ultimo aiuta le famiglie, come sostiene i suoi figli, come da alle persone un lavoro dignitoso e permette loro di raggiungere la felicità nel loro piccolo.
“Siamo una nazione potente ed avanzata ma non è questo quello che ci rende ricchi, abbiamo i migliori militari nel mondo ma non è questo quello che ci rende più forti: è il patriottismo, la cultura, le università, la presenza di nazioni diverse che credono in un destino comune, e soprattutto le generazioni future”.
“Non importa chi sei, se sei nero o bianco, ricco o povero, abile o disabile, gay o eterosessuale, tutti noi insieme siamo meglio delle nostre singole ambizioni”.