Emanato il regolamento Imu: tax-free per Chiesa e not for profit.

Il 4 ottobre 2012, il Consiglio di Stato  boccia il regolamento del Ministero dell’Economia, per l’introduzione di sconti a favore degli Enti non profit da parte del Governo. Il nostro Paese  sta rischiando molto, avvertono i giudici amministrativi, perché l’Europa controlla e la Commissione di Bruxelles potrebbe multare l’Italia per aiuti di Stato illegali e recuperare tali somme a partire dal 2006, quantificabili in  3 miliardi e mezzo di Euro.

Troppi gli sconti praticati e, soprattutto, non godibili  da  tutti gli italiani. Ecco la lunga storia dell’Imu, ex Ici, cominciata esattamente 20 anni fa. Nel 1992, il primo governo Amato introdusse l’imposta comunale e con essa una lunghissima lista di esenzioni: dai fabbricati del Vaticano contemplati nei Patti Lateranensi alle attività sportive, dai luoghi di culto alle case di cura, dai centri sportivi a quelli di assistenza e d’istruzione, sia in ambito religioso che laico.

Questi provvedimenti scatenarono un’infinita serie di contenziosi, fino al 2004, quando una sentenza della Corte di Cassazione stabilì che le attività “oggettivamente commerciali” dovessero essere soggette all’Ici, ma, l’anno successivo, il governo Berlusconi stravolse  il verdetto, estendendo l’esenzione a tutti gli immobili della Chiesa.

L’esecutivo di Romano Prodi, nel 2006, fece il resto, inventando la formula “non esclusivamente commerciale”, dicitura che, di fatto, allargava gli orizzonti delle possibili esenzioni e la zona grigia si espanse a dismisura. Bastava costruire una piccola cappella o un tabernacolo all’interno di un albergo per non pagare la tassa.

Una stima reale del “patrimonio immobiliare di Dio” non esiste. Il Vaticano, in quanto Stato estero, non è tenuto a dichiarare le sue proprietà alle autorità italiane. In realtà, tanto per dare un’idea, a Roma, ogni anno, vengono redatti diecimila testamenti a favore del Clero, ma nel Bilancio della Sede Apostolica figurano solo 50 milioni di Euro.

Stando invece alle svariate stime di settore, si parla di qualcosa come 115.000 immobili, 9.000 scuole, 4.000 tra ospedali e centri sanitari. Solo a Roma sono 1.500 gli edifici che non pagano ed oltre le 722 parrocchie esentasse per legge, alle centinaia e centinaia di enti, congregazioni, confraternite, società, istituti ed opere pie è bastato depositare una semplice autocertificazione, dichiarando il non profitto, per mettersi al riparo dalla tassa: nell’elenco della Prefettura romana vi sono modelli  per tutte le occasioni. Un esempio è il patrimonio di Propaganda Fide, nota per lo spigliato management dei suoi appartamenti, il cui valore si aggira intorno ai 9 miliardi di Euro.

Federalberghi  dichiara, inoltre, che il turismo religioso, nella città di Roma, muove 10.000 posti letto e 700 milioni di giro d’affari l’anno, senza l’incombenza dell’Imu. Uscendo dalla Capitale ed allargando il raggio delle indagini all’intero Paese, si comprende che ci troviamo di fronte ad una ricchezza incalcolabile, un Impero tutto o quasi esentasse.

E il Governo come risponde alle obiezioni presentate dal Consiglio di Stato, lo scorso ottobre? Sulla Gazzetta ufficiale, ha pubblicato il Decreto 19 novembre 2012 n. 200,  il regolamento sulle esenzioni per gli immobili utilizzati dagli Enti, chiarendo alcune definizioni, introducendone altre, ignorando anche qualche rilievo-consiglio dei giudici amministrativi.

Ed ecco il nuovo regolamento (Decreto_19_novembre_2012_n-200).

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