Il Napoli sta facendo bene, anzi benissimo. Benissimo lo dice l’allenatore Walter Mazzarri che, qualcosa lo sbaglia anche ma mai per disimpegno, lo dicono i commentatori, anche quelli dei giornali del Nord per tirar fuori un tema tanto cinematografico e dunque caro al presidente, e lo dicono i tifosi che seguono la squadra ovunque con un amore ed un entusiasmo più forti della crisi e delle bollette di fine mese. Ma, soprattutto, lo confermano i numeri: il Napoli procede ad un ritmo nettamente superiore all’anno scorso (al momento gli azzurri hanno 15 punti in più rispetto alla stessa giornata del campionato precedente).
Mazzarri ha una rosa consistente (lungimirante il mercato di gennaio) e una panchina degna di questo nome: da ciò una versatilità tattica nuova che ha portato il cocciuto livornese a rivedere – solo in qualche spezzone di gara – il suo incrollabile credo della difesa a tre. La diga di centrocampo ha la sua qualità migliore nel reciproco assortimento e gli esterni hanno recuperato la condizione diventata deficitaria alla fine del 2012. E poi i singoli, l’esaltazione degli interpreti che porta all’esaltazione della squadra. Perché, non ce ne voglia nessuno, ma le ripartenze fulminanti del Napoli senza Cavani si concretizzerebbero molto meno.
Il Napoli dunque è Cavani–dipendente? Ci verrebbe da rispondere con un’altra sfacciata domanda: “e allora?” Sì, il Napoli senza Cavani avrebbe anche una quindicina di punti in meno, ma non vediamo la consistenza della questione. Perché vincere senza il top palyer è difficile: la Juve lo ha fatto l’anno scorso, ma quest’anno si ripeterà?