Già negli anni 50, l’ENI di Enrico Mattei, individuò a Nusco (AV) una vena petrolifera superficiale, riuscendo a sfruttarla per diversi anni. Ma la tecnologia dell’epoca non consentiva di estrarre a profondità maggiori, così venne chiusa. Ma oggi è possibile estrarre a oltre 2 mila metri di profondità, e dunque arrivare, per altre vie, alla riserva petrolifera situata sotto la regione Basilicata.
ITALMIN Exploration S.r.l. nel 2002 ha avanzato presso la Regione Campania una richiesta di concessione per la ricerca di idrocarburi in Irpinia (denominata permesso di ricerca Nusco – Gesualdo 1 – ndr).
Il Decreto Sviluppo firmato da Passera, Ministro Sviluppo Economico-Infrastrutture-Trasporti del Governo Monti, aveva dato un’accelerata a tutte le richieste di concessione. Il governo Monti preparava il rilancio della produzione petrolifera nazionale attraverso la strategia di Passera, che puntava a liberalizzare gli investimenti mirati all’estrazione di idrocarburi, negando il potere di interdizione da parte degli enti locali, attraverso il rilascio di un’autorizzazione ambientale unica che abiliterebbe l’intera attività mineraria dalla prospezione, la ricerca, fino alla coltivazione. L’obiettivo, dichiarato nella relazione del 22 novembre scorso del Ministro alle commissioni riunite della Camera, erano investimenti complessivi per 15 miliardi sulle fonti fossili, puntando a creare 25mila posti di lavoro, cioè 600mila euro investiti per ogni lavoratore, ma a condizione di spianare la strada alla centralizzazione dei permessi. Cioè deve decidere Roma.
L’esito incerto delle recenti elezioni ha rovinato i piani di imprenditori del campo idrocarburi, e anche Assomineraria, la loro associazione di categoria, teme un cambio di politica nazionale. Ma il punto non è chi decide, il punto è la salute dei cittadini e la tutela del territorio. Lo spiega bene Pesiri Goffredo, portavoce del comitato “No trivellazioni petrolifere Irpinia (No petrolio a Gesualdo)”. Il signor Pesiri richiama l’attenzione di tutti i cittadini sulla necessità di opporsi alla realizzazione dell’attività di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi nel territorio di Gesualdo da parte della ITALMIN Exploration S.r.l. e dei suoi partner commerciali.
Le motivazioni principali per le quali è necessario opporsi, sono il rischio di inquinamento del suolo, dell’aria e delle numerose falde acquifere di cui è ricco in sottosuolo irpino; i danni alla salute che comporterebbe inevitabilmente l’estrazione petrolifera; l’ incompatibilità delle trivellazioni con il territorio irpino, ad alto rischio sismico; la perdita da parte del cittadino di ogni sovranità sulla propria terra e della conseguente svalutazione dei propri immobili; lo stravolgimento strutturale del territorio irpino a naturale vocazione agricola e turistica.
In questi anni di lotta alle trivelle il comitato ha ottenuto il sostegno di tutto il territorio. L’intera Provincia è in movimento: insieme ai Sindaci, le associazioni, i comitati e i cittadini, saranno attesi domani martedì 12 marzo 2013 in Regione Campania, Commissione Ambiente, per esprimere il loro dissenso ai progetti petroliferi in irpinia.
Abbiamo contattato il dottor Panebianco, responsabile della ITALMIN Exploration srl, per raccogliere il loro parere sui rischi ambientali, ma ci ha riferito che la gestione della procedura è a cura del dottor Cortellazzi, responsabile della COGEID spa, loro partner di maggioranza (La COGEID – Compagnia Generale Idrocarburi, costituita nel 2001 allo scopo di ricercare e produrre idrocarburi. E’ attiva in Italia con 6 permessi esplorativi e all’estero in Ukraine, Russia e Oman – ndr). Il dottor Cortellazzi purtroppo era assente o non disponibile, ma restiamo a disposizione per pubblicare il loro punto di vista.
Intanto, il Consiglio Regionale della Campania ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che prevede la sospensione di ogni autorizzazione al riguardo. La prima firmataria del provvedimento, il Consigliere PD Rosa D’Amelio, Commissione Ambiente, afferma con ottimismo che “l’orientamento sia politico che civico sarà probabilmente quello di negare definitivamente l’autorizzazione alle trivellazioni, perché i rischi ambientali sono notevoli e tutto il territorio irpino è ricco di sorgenti d’acqua che devono essere assolutamente preservate. (Il Calore, il Sele, ed altre che dissetano gran parte della popolazione della Campania e della Puglia – ndr)”.
D’Amelio insiste inoltre affinché “si aggiorni il piano nazionale sull’energia elettrica, che non può assolutamente non tener conto di quanto stabilito nell’articolo 5 della Costituzione italiana: “La Repubblica (…) riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.”
La richiesta della ITALMIN Exploration S.r.l., scadrà nel 2016. Staremo a vedere se Roma l’avrà vinta.