Gentile redazione di NapoliTime,
vi scrivo questa lettera per attirare la vostra attenzione su di una questione che da troppo tempo viene rimandata, sottovalutata e screditata: l’approvazione di una legge sui diritti Lgbt, l’acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.
In questo momento di tremenda incertezza per il nostro Paese, ancor più si sentono il disagio e l’inquietudine per tutte quelle problematiche lasciate in sospeso dalla politica perché ritenute non urgenti, non prioritarie. Quello che non è chiaro a tutti i politici che si sono susseguiti e ancor più in questo momento di stallo di tutto l’apparato istituzionale, è che se anche la politica è ferma, la vita della gente va avanti, con tutte le difficoltà giornaliere. La tutela e il rispetto dei diritti Lgbt continua ad essere negato con tutte le conseguenze pratiche che ciò comporta. L’approvazione di una legge Lgbt, non può essere considerata più una questione non prioritaria.
Di chiacchiere se ne sono dette e ogni volta che l’argomento sembra diventare tangibile in Parlamento, tutto si arena, lasciando tanta amarezza a chi ci ha creduto veramente e facendo trasparire come il tema sia solo uno specchietto per le allodole per attirare consensi, un modo sporco di focalizzare l’attenzione sul partito. Sono state fatte tante promesse, in merito alla questione Lgbt, anche da esponenti politici nel corso della campagna elettorale, ma la mia sensazione personale è che ci troviamo di fronte all’ennesima presa in giro.
Le aspettative sono alte, ma resto comunque scettica, considerando che è la cultura di tutta la nostra società che dovrebbe intraprendere un cambiamento di apertura mentale, lasciando al passato i sentimenti conservatori e perbenisti imposti anche dalla Chiesa e in particolare in Italia. Siamo in ritardo rispetto ad altri paesi europei e non, per ultimo la Francia che da pochi giorni ha approvato una legge “matrimonio egualitaro”, in cui muterebbe anche la definizione di moglie e marito sotto un unico termine: “Coniuge”. Come il fatto che ancora manchi una legge contro l’omo-transfobia, specie per chi da anni sogna di sentirsi rispettato giuridicamente dallo Stato italiano, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale.
Se in un futuro inatteso, il disegno di legge fosse magicamente approvato, si realizzerebbe la più grande rivoluzione del diritto italiano, indice di una grande dimostrazione di civiltà. La legge renderebbe il matrimonio possibile anche alle coppie dello stesso sesso.
Il registro comunale delle Unioni Civili, rappresenta solo il primo passo di una lunga e ormai estenuante battaglia in difesa dei diritti delle coppie di fatto, che siano esse di sesso opposto o dello stesso sesso. Al momento è l’unico strumento che consente di godere di benefici o diritti di diversa natura, come l’iscrizione nelle graduatorie per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, l’utilizzazione della medesima classe di rischio nell’adozione di un’assicurazione RC auto prevista per il convivente, l’ottenimento di informazioni circa lo stato di salute del convivente nonché di assisterlo nelle strutture sanitarie in caso di degenza. Tutte condizioni di vita quotidiana reali, che sono rese complicate dall’egoismo di chi ha tutto e da tutto per scontato, a dispetto di chi, invece, dinanzi la legge si trova a dover considerare il proprio caro come se fosse un’estraneo.
A novembre 2012, Franco Grillini, leader storico dell’Arcigay, come risposta all’ennesima beffa e delusione con la bocciatura alla Camera del testo contro l’omofobia richiesto da tutte le organizzazioni omosessuali italiane, ha espresso sdegno per “una destra reazionaria che boccia, ancora una volta, un provvedimento di civiltà in vigore nella maggior parte dei Paesi europei”.
È questa la parte dell’Italia che non mi piace. La violenza generata solo dall’odio e dalla discriminazione sessuale non dovrebbe essere neanche partorita nella mente degli individui, ma quando accade, le istituzioni non possono non sentirsi responsabili per non aver impedito o comunque punito tale violenza.
Il Parlamento europeo, in merito alla risoluzione del 24 aprile 2007 sull’omofobia in Europa, art 10, ha invitato tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso, ma in Italia non ci è concesso che illuderci sulle chiacchiere di chi fa tante promesse a vuoto e per interessi personali di visibilità. Mai che si pensi ad una proposta seria, che parti dalle fondamenta della società, come può essere una legge regionale per l’educazione in classe, fin dalle scuole elementari, per accrescere il senso civico e il rispetto dell’individuo.
Come sono estremamente convinta che ci voglia una legge nazionale o regionale per introdurre temi di sensibilizzazione nelle scuole italiane a contrastare il bullismo omofobico.
Elena Tramontano
delegata Slc- Cgil Napoli