Roma, 29 aprile – Il governo Letta si farà. PD-PDL hanno trovato l’intesa sui nomi che compongono la rosa del Consiglio dei Ministri, per un governo di riappacificazione.
Questa la sentenza della Camera dei Deputati che ha dato la fiducia al governo di larghe intese. Non sono bastati i 153 dissidenti, tra cui troviamo Sel, Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle e nemmeno l’astensione della Lega Nord, il governo si farà ed a stabilirlo sono stati i 453 deputati.
Una maggioranza di larga intesa molto solida, almeno così sembrerebbe, nei numeri, che permetterebbe ad Enrico letta di governare il paese per “servirlo”. Questa volta nessuno ha fatto niente per evitare un governo in cui i nemici giurati si tengono a braccetto. Un colpo alla politica, un governo che vuole prendere le distanze dal passato recente e cambiare il più possibile, per dar vita alla terza Repubblica abbandonando l’ormai fallimentare seconda Repubblica.
“Il Parlamento è il luogo centrale della sovranità italiana, non dobbiamo dimenticarlo – esordisce Enrico Letta nel discorso alla Camera durante il dibattito con gli onorevoli-. Qui, tutti insieme, dovremo trovare accordi per formare il governo. Sono colpito ed un po’ dispiaciuto dal fatto che nessuno abbia ripreso la questione delle riforme costituzionali, grazie alle quali questo parlamento tornerà ad essere amato dagli italiani. Se c’è una cosa che abbiamo imparato è che tutte le riforme costituzionali fatte a maggioranza semplice negli ultimi 13 anni sono state fallimentari ed impopolari. Serve l’impegno di tutti ed una predisposizione che io spero possa nascere in questo parlamento. La seconda repubblica è finita, dobbiamo entrare nella terza repubblica e dobbiamo assolutamente cambiare entrare nella terza fase e non restare a guardare la lenta agonia della seconda repubblica”.
“Io faccio parte di una generazione che s’è innamorata dell’Europa – continua il nuovo Premier -, non a caso è il tema centrale del mio progetto e della mia discussione politica. Oggi l’Europa deve trovare la chiave per dire a tutti i cittadini che dobbiamo crescere insieme da europei ed è importantissimo tanto da essere il centro del nostro governo. Io credo tantissimo nella politica industriale del nostro paese. Abbiamo bisogno di scelte che siano favorevoli agli investitori per farli tornare ad investire nel nostro paese. Il nostro paese da l’idea di una labilità del diritto, la nostra giustizia da ragione a chi a torto e viceversa, ci sarà da lavorare tantissimo su questo. Sull’istruzione ci sono difficoltà legate dalle risorse di bilancio, ma l’istruzione è un tema fondamentale. I ministri che si occupano di questi problemi sono capaci e voglio che si mettano immediatamente all’opera”.
Giorgia Meloni tiene, però, a freno gli entusiasmi ed avverte: ”A me sembra proprio che al posto della terza Repubblica ci sia un ritorno alla prima – dice il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera -. Non è ammissibile che si prendano in giro i ceti meno abbienti in questo modo. Non pagare l’Imu a giungo non cambierà certo le cose se poi dovranno pagarla a dicembre. Questo governo – conclude – è una spudorata copia del governo Monti”.
La pensano così anche gli esponenti di Sel che, appunto, hanno espresso il loro “no” alla fiducia per questo governo, contrari appunto all’alleanza con Berlusconi. Convinti gli esponenti del Pd che puntano tutto sul nuovo governo.
”A che serve avere le mani pulite se le teniamo in tasca? – Roberto Speranza capogruppo del Pd nella dichiarazione di voto alla Camera annuncia la fiducia al governo di Enrico Letta -. Ci sono passaggi – dice – in cui bisogna avere la forza di mettere l’interesse nazionale. Questo è un passaggio caratterizzato da una crisi economica senza precedenti, a cui si aggiunge una crisi di rappresentanza democratica, anche per una legge elettorale ingiusta, che è la prima cosa che dobbiamo cambiare”. “Il Pd – conclude – farà la sua parte con coerenza e, come sempre, agirà nell’interesse del paese”.
Chissà come sarà, a questo punto, questa terza Repubblica.