Libertà di informazione tra le priorità del nuovo governo? Intervista a Gianluca Daniele segretario Cgil Napoli

Gianluca Daniele“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure» così, con parole chiare e dirette, la libertà di stampa nella Repubblica Italiana è stata formalizzata il 19 giugno 1946, dopo essere stata progressivamente ripristinata in seguito alla caduta del regime fascista nel 1943.

Non è un caso se la nostra Costituzione dedica l’articolo 21 alla libertà di stampa. La Costituente, infatti, ha operato in un momento particolare e cioè all’uscita da un ventennio in cui la libertà, in tutte le sue forme, era stata negata, individuando nella libertà di stampa uno dei cardini del nuovo stato democratico.

Oggi più che mai in Italia si sente l’esigenza di andare verso un sistema di normalità fatto di leggi realmente uguali per tutti e che non siano varate per favorire qualcuno o, peggio, evitargli il carcere. Bisogna pur partire da qualcosa e, tra le ormai decine di priorità, l’attenzione si rivolge, in modo particolare, verso la libertà di stampa, di informazione e quindi di pensiero, la cui tutela è da sempre sinonimo di libertà assoluta in ogni ambito.

È su questo argomento che NapoliTime ha intervistato Gianluca Daniele, Segretario della Cgil Napoli.

Cosa pensa del sistema normativo che oggi nel nostro paese regolamenta il diritto alla libertà di informazione?

“Concretamente non esiste un impianto legislativo adeguato sia alle nuove tecnologie usate dai mezzi di comunicazione, che alla stampa tradizionale. Ancora oggi, infatti, nonostante parziali modifiche, è in vigore gran parte del “Codice Rocco”, il codice penale promulgato dal Governo Mussolini nel 1930 con molte norme di stampo fascista che continuano a regolare questioni relative all’autonomia della stampa. Le leggi che si sono poi susseguite, non hanno migliorato di molto la situazione, anzi proprio dei vuoti legislativi hanno consentito, sin dal 1994, che l’uomo più ricco d’Italia, nonché un magnate dei media, che possiede tre reti televisive nazionali che ricevono la maggiore fetta (più del 60%) della pubblicità televisiva nazionale, nonché proprietario di riviste e giornali, diventasse Presidente del consiglio”.

Questa situazione come fa apparire l’Italia agli altri paesi europei?

“Proprio per l’anomalia che citavo prima e che ci ha caratterizzato per un ventennio, l’Italia, che era considerata “Free”, ovvero libera, per quanto riguarda la libertà di stampa, nell’annuale rapporto Freedom of the Press, dell’organizzazione americana Freedom House, dal 2004 è stata considerata un paese Partly Free (parzialmente libero). Per un paese occidentale e democratico non proprio un bel risultato”.

Cosa pensa della legge Gasparri approvata dal parlamento proprio nell’aprile del 2004 e che ha introdotto cambiamenti come l’ingiunzione ad alcuni canali di passare alla diffusione per via digitale terrestre e la privatizzazione parziale della RAI?

“La Gasparri è devastante per l’ordinamento legale e civile dello Stato perché contrastante con i principii della direttiva comunitaria ed è evidentemente di parte visto che mira a privilegiare la posizione dominante dell’allora Fininvest piuttosto che alle effettive esigenze del mondo della comunicazione televisiva. In sostanza non fa altro che legittimare la situazione anomala preesistente, da stato di fatto a stato di diritto”.

Quali le azioni messe in campo dal sindacato per sollecitare le istituzioni a garantire la libertà di informazione?

“Proprio perché riteniamo che il pluralismo e la libertà di informazione siano fondamentali nel nostro Paese che la Cgil, insieme a varie associazioni, si è fatta promotrice di una raccolta firme che si spera possa portare ad una legge di iniziativa popolare europea a favore della libertà e del pluralismo dei media in Europa. Questa raccolta firme rappresenta una straordinaria occasione di democrazia diretta, una possibilità che deve essere adeguatamente valutata e sfruttata per realizzare un pieno pluralismo dei media anche in Italia. Inoltre, a causa della crisi che in Campania ha colpito il settore dell’editoria, sia per il comparto della carta stampata che del web, come parti sociali partecipiamo attivamente al tavolo di crisi volto a trovare possibili soluzioni”.

 Cosa ha generato la crisi dell’editoria campana e quali sono le possibili soluzioni?

 “La crisi del settore è stata determinata dal calo dei fatturati sulla vendita della pubblicità che lo espongono ad un sensibile ridimensionamento in termini di forza lavoro e competenze, oltre al fatto che grandi marchi dell’informazione stanno di fatto dismettendo pian piano i loro insediamenti campani per trasmigrare il lavoro e la produzione anche oltre i confini del territorio nazionale. Ritengo importante sottolineare l’esigenza, tra le altre cose, di ampliare l’offerta formativa che, durante il periodo coperto dagli ammortizzatori sociali, possa fungere da percorso di riqualificazione e aggiornamento professionale della forza lavoro, coerentemente con l’ambito lavorativo di provenienza”.

 Cosa pensa si debba fare nell’immediato per invertire la rotta presa dalla crisi nel settore?

“Vanno sollecitate le istituzioni, a partire dalla regione Campania, ad investire e ad accompagnare un processo di rivoluzione tecnologica, che in un momento di profonda crisi economica, può rappresentare un’occasione di sviluppo del settore e di valorizzazione del patrimonio professionale. Per questi motivi, va sottolineato con forza la necessità che il nuovo governo intervenga sul settore, sia per quanto concerne il conflitto di interessi, vera anomalia del nostro paese, che per il riassetto complessivo del sistema radiotelevisivo sia pubblico che privato, fonte indispensabile per ogni democrazia che si rispetti e grande occasione di far diventare l’Italia un Paese normale”.

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One thought on “Libertà di informazione tra le priorità del nuovo governo? Intervista a Gianluca Daniele segretario Cgil Napoli

  1. La Costituzione è legge fondamentale dello Stato. Piace leggere articoli e interviste come questa al segretario della Cgil che si richiamano ai valori fondanti e presentano temi cruciali. Ma sia sia chiaro e senza equivoci che la crisi che stiammo vivendo non è solo economica ma anche politica e sociale.

    Si voglia o no questa crisi ha caratteri drammatici per le scelte di politica economica operata dal precedente governo Monti che in una griglia di tasse varie ha bloccato la rivalutazione delle pensioni da 1400 euro e si tenga conto che l’ultimo adeguamento delle pensioni al costo della vita è stato accreditato il primo gennaio del 2011 a fronte dell’aumento del 3% dell’inflazione nel 2011 e altrettanto nel 2012 e si prevede che dal primo gennaio del 2014 non ci sarà alcun aumento in quanto mese per mese si stima che l’inflazione nel 2013 si attesti sotto l’1% per avvicinarsi a zero. Altra considerazione è che la Corte Costituzionale con sentenza n.116/2013 ha dichiarato l’incostituzionalità del comma 22 bis dell’art. 18 del D.L. n. 98/2011 con il quale era stato previsto un contributo di perequazione dal primo agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014 sui trattamenti pensionistici superiori a 90.000 euro. Chiedere un contributo di solidarietà del 5% per la parte che va oltre i 90 mila euro l’anno di pensione è anticostituzionale. Mi chiedo ed ho le mie risposte ma chiedo al segretario della Cgil. Perché la Corte non ha mai ritenuto di considerare incostituzionale sulla base dell’art. 3 della Costituzione l’introduzione del sistema contributivo che condanna intere generazioni a non prendere mai una pensione decente a fronte di centinaia di migliaia di pensionati d’oro e il blocco delle indicizzazioni di quelle da 1400 euro?

    Gianluca Daniele ti sembra costituzionale che chi ha una pensione appena oltre 1400 euro lorde non deve avere nessun adeguamento? Sarebbe bello avere cortese attenzione su un tema che interessa milioni di cittadini. Un saluto e un ringraziamento per l’intervista a Ermenegilda Langella, autrice dell’intervista.

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