Napoli, 5 luglio – Il Pontile Nord di Bagnoli resta chiuso per la protesta dei lavoratori di Bagnolifutura ancora in attesa di interventi concreti da parte del sindaco Luigi de Magistris e del Comune di Napoli.
Dal 21 giugno scorso, i dipendenti della società Bagnolifutura, hanno nuovamente chiuso l’accesso del Pontile ai cittadini esponendo un cartello giallo che così evidenzia le motivazioni della protesta: “Scusateci per il disagio, ma siamo in attesa che il Comune mantenga gli impegni presi. Dopo anni di cattiva gestione e di scelte politiche fallimentari il conto da pagare rischia di ricadere ancora una volta sui lavoratori innocenti e sulle loro famiglie”.
Dall’11 aprile, data nella quale le aree dell’ ex-Italsider di Bagnoli sono state poste sotto sequestro dai Carabinieri, su ordine della Procura di Napoli, per i lavoratori della società Bagnolifutura è iniziato il calvario per il loro futuro lavorativo. Nonostante appelli, lettere, occupazione degli uffici ed una prima chiusura del Pontile ad aprile, (vai all’articolo) le Istituzioni cittadine ancora non hanno risposto concretamente alle richieste di chiarezza dei lavoratori circa il loro futuro.
Dalle parole del primo comunicato dello scorso aprile emerse la determinazione per la salvaguardia del posto di lavoro: “[…] Da oggi dichiarano lo stato di agitazione che verrà esteso fino alla data dell’incontro con il sindaco e prolungato ad oltranza”.
Emanuele Del Guacchio, sindacalista Cgil a Bagnolifutura commenta: “La protesta è l’unica arma che abbiamo, purtroppo, per sperare che qualcuno si accorga di noi. L’intervento del sindaco ci aveva rasserenati, ma ancora non si vede un vero piano industriale e da settimane non riusciamo a parlare con lui né con altri esponenti dell’amministrazione. Il vicesindaco Sodano avrebbe dovuto incontrarci, ma è sparito. Avevamo già intrapreso una protesta simile ad aprile e abbiamo trovato comprensione e solidarietà da parte della gente. Continuano a rincorrersi voci fondate su un piano di tagli che ci colpirebbe con drastiche riduzioni dell’orario e dello stipendio, prepensionamenti o licenziamenti. Il Comune intanto ha rifinanziato il 7 giugno con appena 600mila euro. Una cifra modesta, considerando che Bagnolifutura deve circa 10 milioni di interessi vivi ai creditori”.
Da ricordare che il Comune di Napoli detiene il 90% della società di trasformazione urbana e dalle parole del sindaco de Magistris, pronunciate a fine aprile, quando chiedeva al governo centrale di considerare Bagnoli una questione nazionale e di intervenire con fondi, necessari anche per far fronte alle prescrizioni dei giudici di bonificare l’area in sei o nove mesi, ad oggi è la situazione è sempre la stessa. Le parole del primo cittadino in merito alla società furono: “Bagnolifutura è prossima al fallimento. Il provvedimento di sequestro dell’area ex Italsider porta in quella direzione. Margini per salvare la società non ce ne sono“. All’epoca, anche lo stesso Del Guacchio si espresse così commentando: “Manca un’ipotesi alternativa, il comune non chiarisce quali siano i suoi veri programmi e se Bagnolifutura verrà messa in liquidazione”.
Il rifinanziamento del 7 giugno è una goccia nel mare debitorio della società di trasformazione urbana ed i lavoratori vogliono garanzie con la determinazione di chi protesta per la sopravvivenza.