Roma, 25 luglio – Confcommercio lancia l’allarme povertà in Italia, una piaga che non arresta la sua crescita, e lo fa attraverso il suo presidente, Carlo Sangalli che ha dichiarato “Dobbiamo constatare che siamo di fronte ad una vera e propria emergenza economica e sociale che ha superato il livello di guardia con oltre 4,8 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta nel 2012”.
La responsabilità va ricercata nella difficile gestione del rilancio dell’economia Italiana, e secondo Sangalli, “se non si rimette in moto la domanda interna l’Italia produttiva non riparte e i conti non tornano neppure sul versante della finanza pubblica”. L’inasprimento fiscale è l’ulteriore punto debole della ripresa economica, da non sottovalutare. Confcommercio sottolinea la necessità di non aggravare ulteriormente le tasche degli italiani, “va innanzitutto scongiurato l’ulteriore aumento dell’Iva ed è necessario prevedere una riforma fiscale che renda più equo e moderno il nostro sistema in positivo”.
La pressione fiscale in Italia, la più alta rispetto agli altri paesi in Europa, è anche strettamente correlata all’evasione fiscale. Le stime di Confcommercio, sulla base dei dati Istat, rivelano che nel 2013 il sommerso economico in Italia è di ben 272 miliardi di euro, ovvero pari al 17,4% del Pil, una quota importante che da sola rimetterebbe in moto quell’economia che stenta a riprendere quota. L’Italia dimostra di essere in grave difficoltà e si colloca in una classifica che ci vede peggio del Messico, la cui percentuale di sommerso è pari all’11,9%. Va ancor peggio se i dati vengono paragonati con quelli europei, come il 9,5% della Spagna, o addirittura lo 0,7% in Olanda e lo 0,3% in Norvegia. Inoltre dal rapporto di Confcommercio attesta che la pressione fiscale reale in Italia nel 2013 è al 54% del Pil. La pressione fiscale apparente, secondo calcoli prudenziali che non includono aumenti Iva, è invece al 44,6% del Pil nel 2013.
Al Convegno di Confcommercio su fisco ed economia sommersa, il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, ha ammesso che “La pressione fiscale è insostenibile. C’è una relazione stretta tra la pressione fiscale, la spesa e l’evasione”. Il viceministro sostiene però che i motivi del sommerso vanno attribuiti a diversi fattori e spesso, alla luce delle difficoltà che il Paese sta affrontando, si tratta di “un’evasione di sopravvivenza. Senza voler strizzare l’occhio a nessuno, senza ambiguità nel contrastare l’evasione ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno”.
Fassina ha avanzato alcune ipotesi per evitare l’ulteriore inasprimento fiscale, a partire dall’aumento dell’Iva e ridurre il peso del fisco sui redditi più bassi anche se in realtà il Governo dispone di risorse limitate. “Possiamo eliminare l’Imu sull’85% delle famiglie con 2 miliardi” ha dichiarato il viceministro che spiega di poter mantenere questa imposta solo sugli immobili di lusso. Per Fassina in “una situazione di sofferenza così acuta – aumentare le tasse – è un intervento recessivo sul piano economico e aggressivo sul piano sociale”.
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha commentato i dati diffusi da Confcommercio sottolineando la relazione tra pressione fiscale ed evasione fiscale facendosi portavoce della volontà del Governo di ridurla ridistribuendo il gettito recuperato dal sommerso. In audizione alla Commissione Finanze del Senato, il ministro ha dichiarato: “È prioritario ridurre la pressione fiscale complessiva. Un’eccessiva tassazione crea infatti rilevanti distorsioni nell’allocazione delle risorse e determina disincentivi all’offerta dei fattori produttivi, penalizzando la competitività e la crescita dell’economia italiana”. Ha aggiunto “Il carico fiscale va inoltre redistribuito: i proventi della lotta all’evasione e all’elusione fiscale e quelli derivanti da una minore erosione delle basi imponibili vanno utilizzati per ridurre le aliquote legali. Ciò consentirà di potenziare gli incentivi al lavoro e al fare impresa e può indurre i contribuenti a un atteggiamento etico corretto nei confronti del pagamento delle imposte”.
Una dichiarazione, quella del ministro, in relazione con quanto comunicato da Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, che parlando di lotta all’evasione fiscale ha reso noto che “ogni anno recuperiamo dai 2 ai 3 miliardi in più rispetto a quanto previsto nel bilancio preventivo. Quest’anno siamo perfettamente in linea con il trend dell’anno scorso, quindi il risultato a fine anno può essere di 12-13 miliardi”.