Romano Contrada si è tolto la vita con un colpo di pistola nel quartiere di Bagnoli
Romano Contrada, fratello di Bruno Contrada ex poliziotto entrato in servizio nel 1958, si è tolto la vita in viale della Liberazione, a Bagnoli, nei pressi dell’ex base della Nato di Napoli.
Tutto è avvenuto verso le 13,00 quando il Contrada si è puntato la pistola, che possedeva regolarmente, alla bocca e ha sparato senza esitare, morendo sul colpo. Accanto al corpo c’era un biglietto con scritto: ”Sono stanco di vivere, non resisto più”.
Romano Contrada aveva 78 anni ed era gravemente malato e proprio questa sembra essere la prima ipotesi sul tragico gesto compiuto davanti ad una volante di polizia di passaggio.
Nel 2008 il Contrada aveva rivolto un appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la questione di suo fratello Bruno, coinvolto nelle indagini della Procura antimafia di Palermo sull’attentato al giudice Borsellino in via D’Amelio.
Il 24 dicembre 1992 il fratello venne arrestato perché accusato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, a causa delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e rimase in regime di carcere preventivo fino al 31 luglio 1995. Dopo alcuni processi, il 5 aprile 1996 gli furono dati dieci anni di reclusione e tre di libertà vigilata ma, nel 2001, la Corte d’Appello di Palermo lo assolse. Nel 2007 fu riconfermata la richiesta del suo incarceramento dalla Corte di Cassazione e Contrada fu rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Dal 24 luglio 2008 fu poi posto agli arresti domiciliari, prima di tornare in libertà.