Il Comune di Napoli presenta un nuovo progetto per la realizzazione dell’opera. Si accendono le polemiche ma il sindaco garantisce posti di lavoro e risparmi nel ciclo di trattamento dei rifiuti
Dopo due gare andate deserte, il Comune di Napoli presenta un nuovo progetto per la realizzazione del primo impianto di compostaggio della città di Napoli. L’impianto si svilupperà su 33mila metri quadrati alle spalle di viale della Resistenza, nel quartiere di Scampia.
Si tratta di un impianto modulare, composto da sei biodigestori in container, dove avverrà la fase anaerobica per la produzione di bio metano. Dotato di biofiltri per eliminare odori sgradevoli e completamente chiuso, potrà trattare 20.500 tonnellate di rifiuti, che saranno composti in larga parte da “scarti di cucina”. Dall’impianto usciranno 7.500 tonnellate l’anno di compost di qualità e 1,3 milioni di metri cubi l’anno di metano.
Il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris sottolinea come: “C’è la conferma da parte del Comune di dire no alle discariche e no agli inceneritori, in tutta l’area della città metropolitana di Napoli. Non c’è impatto ambientale – ricorda il primo cittadino – perché i 4/5 autocarri al giorno, passeranno non all’interno del quartiere Scampia, ma raggiungeranno l’impianto con l’asse mediano e – conclude – non dimentichiamo inoltre che questo progetto porterà nuovi posti di lavoro”.
Le critiche però non mancano, sia da parte dell’ottava municipalità, di cui fa parte il territorio di Scampia che da parte dall’opposizione in Consiglio comunale. Afferma il presidente di Fare Città, Gianni Lettieri (PDL): “Scampia rinasce con università e centri di eccellenza. Non con impianti di compostaggio che vuole fare de Magistris. Pronti alle barricate”. Non si fa attendere la risposta del Sindaco, che si dice: “Aperto al dialogo con chi ha proposte migliorative ma non con chi vuole l’immobilismo”.
Gli attivisti di Rete Commons, comitato per i beni comuni di Napoli e provincia, chiedono al comune di Napoli di partecipare alle scelte in materia ambientale e dicono di non essere del tutto contrari alla costruzione di un sito di compostaggio, ma spiegano che deve esserci un “meccanismo di controllo ed interfaccia con le aziende realizzatrici”.
L’impianto dovrebbe essere realizzato, dal punto di vista economico e finanziario con il contributo di Banca Prossima, istituto per il Terzo settore del Gruppo Intesa San Paolo, che per la prima volta adotterà un nuovo strumento finanziario denominato TRIS (Titolo di riduzione di spesa). La realizzazione dell’opera è aperta alla cittadinanza tramite bond che i cittadini potranno acquistare. Qualora la società civile e il Terzo settore non dovessero rispondere, l’istituto bancario si impegna a garantire la cifra totale pari a 14 milioni di euro.
Il Comune, che attualmente spende circa 140 euro a tonnellata, per la spedizione della frazione umida fuori regione (prevalentemente impianti del Nord Italia), calcola un risparmio di 40 euro a tonnellata (800mila euro all’anno), derivante dalla realizzazione e messa in funzione dell’impianto.