L’Isis ha rivendicato l’attentato di ieri mattina al consolato italiano al Cairo. Lo riferisce il Site sul profilo Twitter. I miliziani dello Stato Islamico hanno fatto esplodere 450 kg di esplosivo piazzati dentro una macchina parcheggiata davanti al Consolato italiano al Cairo. Probabile avvertimento per tenerci fuori dal Cairo e dalla partita libica, l’attacco punta inoltre ad allontanare l’Italia dal Maghreb
La potente esplosione che si è verificata ieri mattina al Cairo davanti al Consolato italiano che si affaccia su Galaa Street nel quartiere residenziale di Boulac è stata rivendicata dallo Stato Islamico tramite un post su Twitter; intanto continua a salire il bilancio dei feriti dell’esplosione. Il ministero della Salute precisa che “nove persone sono rimaste ferite, di cui due gravi”, nessun italiano è rimasto coinvolto. “L’Italia non si fa intimidire”, ha affermato in un tweet il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che domani si recherà in Egitto, ed ha poi aggiunto: “siamo vicini alle persone colpite e al personale”.
“In questo momento l’Egitto sarà salvato solo con la leadership di Al Sisi. Questa è la mia posizione personale, e sono fiero della mia amicizia con lui. Darò il mio sostegno per lui e la direzione della pace”. Così Matteo Renzi in un’intervista a Al Jazeera; il premier ha poi concluso: “L’Italia sa che quella contro il terrorismo è una sfida enorme che segna in profondità la storia del nostro tempo. Non lasceremo solo l’Egitto: Italia ed Egitto sono e saranno sempre insieme nella lotta contro il terrorismo”.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato di “come questo vile attentato che ha colpito, al Cairo, la sede del Consolato italiano, sia la conferma di quanto grave sia il pericolo costituito dal terrorismo. L’autobomba fatta esplodere nella capitale di un Paese amico evidenzia ancora una volta la indivisibilità dell’impegno per sconfiggere il terrore. Ribadiamo le ragioni ed i valori della libertà, del rispetto della vita umana, del contrasto alla violenza e della solidarietà che rendono le democrazie più forti di ogni disegno sanguinario”. Il capo dello Stato ha poi ha sottolineato: “Saremo a fianco dell’Egitto e di ogni altro Paese oggetto dei tentativi di destabilizzazione ed invitiamo l’Unione Europea e la comunità internazionale ad assumere iniziative efficaci e tempestive in questa direzione. Sono certo che l’Italia manifesterà la coesione e la compattezza che sa mettere in campo nei momenti difficili, a sostegno dell’azione di tutela della sicurezza. Ai familiari di chi è rimasto vittima di questo orribile gesto, ai feriti e all’intero popolo egiziano, esprimo la solidarietà della Repubblica Italiana”.
Il messaggio di terrore che lo Stato Islamico ha rivendicato, oltre ai soliti fini di propaganda, lascia intuire ad un avvertimento indirizzato al governo italiano; infatti colpire alle 6,30 del mattino un edificio vuoto con un’onda d’urto di 450 kg di esplosivo davanti all’entrata del pubblico significa ammonire sulla capacità di compiere una strage di connazionali, senza tuttavia realizzarla.
Secondo l’Intelligence l’avvertimento all’Italia, solido alleato de Il Cairo si configura come un attacco al presidente egiziano Al Sisi, impegnato a reprimere forti spinte islamiste in patria. Per altre fonti, invece, l’attacco punta ad allontanare l’Italia dal Maghreb, dove l’Italia è presente e protagonista. Infatti con le sedi diplomatiche italiane chiuse in Libia (dove l’inviato dell’Onu Bernardino Leon è impegnato in una mediazione tra le fazioni belligeranti) e con il Cairo teatro di una parte importante della maratona diplomatica per tentare di arrivare ad un’intesa Tripoli-Tobruk, non si può escludere che una o più milizie libiche abbiano deciso di demolire la facciata del nostro Consolato per suggerire a Roma di stare alla larga e fare un passo indietro, cessando le intromissioni e le interferenze, nella guerra tribale che ha in palio le ricche risorse lasciate in eredità da Gheddafi.
Un altro scenario ipotizzabile, prende in considerazione l’auto modello “Speranza” saltata in aria, la stessa che due settimane fa uccise il procuratore generale Hesham Barakat; questa coincidenza riconduce ai gruppi estremisti egiziani jihadisti, il cui intento è quello di trasformare il Cairo in un campo di battaglia per indebolire e rovesciare il presidente Abdel Fattah Al Sisi. Infatti, colpendo un obiettivo diplomatico al centro della capitale, si è teso ad umiliare il Raiss, irridendo alla sua capacità di controllare l’Egitto a pochi giorni da quando si è recato, in divisa militare, ad ispezionare le truppe impegnate nel Sinai contro i miliziani di Isis.