Per i giudici i profili di incostituzionalità vanno sollevati alla Suprema Corte. Cinquestelle e SI: “Aspettiamo le motivazioni”. Toninelli (M5s): “Appena letto motivazioni valuteremo alternative. Il quesito del referendum è una truffa”
;Roma, 20 ottobre – Il Tar della Lazio ha giudicato inammissibile il ricorso del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana sul quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre (vai all’articolo). I giudici amministrativi hanno spiegato che il quesito è stato promosso dall’Ufficio centrale per il referendum in Corte di Cassazione e poi recepito dal presidente della Repubblica, istituzioni che sono entrambe “espressione di un ruolo di garanzia”. Le loro ordinanze “non sono impugnabili con gli ordinari mezzi giurisdizionali”, quindi per sollevare una questione di costituzionalità, secondo i giudici del Tar, bisogna rivolgersi direttamente all’Ufficio centrale per il referendum della Cassazione.
Per Luciano Vasques, tra i legali che hanno presentato i ricorsi a nome di Loredana De Petris (Si) e Vito Crimi (M5s), “i giudici amministrativi non hanno avuto coraggio di affrontare il tema, evitando peraltro una legittima remissione alla Corte costituzionale”. I ricorrenti sostengono che il quesito manchi di neutralità e che “non tiene conto di quanto stabilito dall’art. 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione ‘degli articoli revisionati’ e di ciò che ‘essi concernono’”.
La De Petris (Si) ha detto: “La sentenza del Tar del Lazio conferma quel che avevamo denunciato: il quesito referendario è una truffa finalizzata a raggirare gli elettori invece che a informarli correttamente sull’oggetto del referendum. Renzi – ha aggiunto la De Petris – cerca di vincere il referendum non con la forza delle argomentazioni ma con i sotterfugi, con i trucchetti, con l’invasione delle Tv, con l’uso della legge di bilancio per comprare voti. Questo scempio ci rende ancora più motivati nel contrastare questa riforma e questo modo di intendere la politica”.
“Il problema rimane: il quesito è ingannevole e il governo è stato truffaldino e arrogante. Valuteremo nel merito con gli avvocati se intraprendere ulteriori azioni. Non ci fermeremo”, ha detto il deputato cinquestelle Vito Crimi, facendo capire che la battaglia si sposterà ora in altre sedi. “Il Tar non ha bocciato nel merito il nostro ricorso, ha detto che lui non è il tribunale competente per decidere”, ha affermato il deputato del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli. “Leggeremo le motivazioni e vedremo quali sono le strade alternative – ha aggiunto –. L’obiettivo è chiaro: appena i cittadini italiani capiranno che dietro quel quesito c’è una truffa, una palla galattica dietro l’altra, si metteranno in fila per votare No contro questa schifezza”.
Mentre il Tar del Lazio dichiarava inammissibile il ricorso per difetto di giurisdizione, il Tribunale Civile di Milano si è riservato sul ricorso presentato da alcuni avvocati che hanno sollevato l’eccezione di legittimità costituzionale della legge 352 del 1970 che regola l’indizione dei referendum. I 5 legali (Claudio e Ilaria Tani, Felice Besostri, Emilio Zecca e Aldo Bozzi), secondo i quali il quesito è incostituzionale perché “contiene troppi argomenti” e “non mette in condizione i cittadini di esprimere un voto libero e consapevole”, sono gli stessi che hanno vinto la battaglia davanti alla Consulta sul Porcellum.
Anche il Codacons ha promesso battaglia legale dopo la decisione del Tar del Lazio, annunciando che “la battaglia sul referendum si sposta in Corte di Cassazione”, e che l’associazione valuterà “se proporre anche appello al Consiglio di Stato”. “In questa materia elettorale e referendaria è sempre difficile trovare un giudice che si assuma l’onere di contestare l’operato del governo, specie ora che è in atto un nuovo scontro tra magistratura e governo”, ha dichiarato il presidente Codacons, Carlo Rienzi, avvertendo: “Alla fine qualcuno dovrà pur decidere, valutando il quesito referendario carente rispetto a quanto previsto dalla legge 352 del 1970”. “Ovviamente – ha aggiunto Rienzi – valuteremo se proporre anche appello al Consiglio di Stato contro la sentenza emessa oggi dal Tar, continuando a sostenere che almeno per quel che riguarda i compiti del Presidente della Repubblica e della Presidenza del Consiglio i due organi hanno illegittimamente omesso di verificare l’erroneità del quesito rispetto alla formulazione voluta dalla legge”.