Il sindaco di Napoli: “Non fu sufficiente la risposta dell’Esercito, lo abbiamo detto un anno fa, nonostante le dichiarazioni roboanti dell’allora ministro dell’Interno”. Il Procuratore generale Riello: “Sottrarre i minori alle famiglie in cui li si induce e insegna a delinquere”
Napoli, 28 gennaio – “Allo Stato bisogna chiedere di interrompere le ‘stese’ (la pratica degli spari all’impazzata, ndr). Da tantissimo tempo chiedo più mezzi, risorse umane e materiali al Governo centrale. Non fu sufficiente la risposta dell’Esercito, lo abbiamo detto un anno fa, nonostante le dichiarazioni roboanti dell’allora ministro dell’Interno (Angelino Alfano, ndr)”. Lo ha affermato a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, tenutasi oggi a Castel Capuano, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
“Noi – ha aggiunto il sindaco – stiamo dando il massimo sul piano della cultura e del sociale, c’è una città in piena riscossa. Di fronte alle ‘stese’, e agli omicidi – ha sottolineato – devono intervenire le forze dell’ordine e la magistratura, che a Napoli fanno un compito eccellente, ma evidentemente vanno anche rafforzate”.
Particolarmente interessanti sembrano essere anche le dichiarazioni del Procuratore generale Luigi Riello, certamente destinate a far discutere. “Dobbiamo pensare – ha detto Riello – pur con tutte le cautele che la delicatezza della problematica impone, a sottrarre i minori alle famiglie in cui li si induce e insegna a delinquere, previa limitazione della potestà genitoriale se padre e madre sono incapaci di lui indirizzare il figlio al rispetto delle regole e a tutelarlo”.
“La camorra è un sistema che ha interesse al disordine sociale. A differenza di altre associazioni – ha spiegato Riello – ha più facce coesistenti: quella che ha fatto il salto imprenditoriale, dimostrando capacità di penetrazione nei meccanismi finanziari, e quella per così dire plebea, che continua a chiedere il pizzo anche i piccoli operatori commerciali o che consente che si spari persino su degli ambulanti senegalesi che rifiutano l’aumento della tangente”. Accanto agli arresti dei vecchi capi, ha aggiunto Riello, “alla radice di quella che molti definiscono una mutazione genetica della camorra viene anche la sfrenata voglia della stessa di non mettere la sordina a nulla, di manifestarsi in mille modi e con mille pelli per lucrare sul territorio”.
Le soluzioni contro l’efferatezza degli atti criminali della camorra, per Riello sono contrastabili con tre misure: “L’introduzione di nuove figure di reato, la costruzione di nuove carceri all’altezza della funzione rieducativa e la velocizzazione dei processi”.
Di fronte alla polemica sull’omertà nelle indagini per l’omicidio del 17enne Genny Cesarano, avvenuto alla Sanità, Riello ha aggiunto: “Non possiamo chiedere ai cittadini di collaborare se non assicuriamo loro sicurezza dalla barbarie del crimine, non solo quello organizzato. Non possiamo combattere solo i generali della criminalità, dobbiamo dissuadere anche i soldati in ascesa”.
Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, non sono mancate grida di allarme come quella lanciata da Giuseppe De Carolis, presidente del distretto giudiziario partenopeo. “Senza un consistente aumento della pianta organica, la Corte di appello non è in grado di svolgere tutti i compiti che le sono affidati dall’ordinamento”, ha detto De Carolis. “La pianta organica del personale amministrativo della Corte d’appello – ha spiegato – è attualmente assolutamente inadeguata rispetto ai numerosi compiti che è chiamata a svolgere perché, alle competenze amministrative svolte anche dagli altri uffici giudiziari, si aggiungono le competenze amministrative che sono proprie delle Corti d’appello e che fanno sì che circa il 40% del personale sia sottratto all’attività propriamente giudiziaria”.
Anche gli avvocati denunciano un’insufficiente risposta degli uffici del distretto alle richieste degli operatori. “Molti uffici, come il Tiap – ha affermato Armando Rossi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli – non riescono a far fronte alle richieste e c’è il rischio di paralisi del sistema”. Forti disagi anche al tribunale di Napoli Nord, dove “mancano aule penali grandi e con videoconferenza per processi penali con camorristi”.
FOTO: tratta da repubblica.it