Il decreto del risibile Trump, come una micidiale doccia fredda, ha bloccato con decisione lampo l’ingresso negli Stati Uniti di persone provenienti da Paesi islamici (Iran, Iraq, Yemen, Somalia, Libia, Siria, Sudan), con l’incomprensibile esclusione di afghani e pakistani, luoghi del mondo dove il terrorismo jiadista fa proseliti
Il caos negli aeroporti ha coinvolto famiglie radicate nel territorio americano da tempo immemorabile e perfino uno scienziato islamico che svolge compiti di direzione in un importante centro di ricerca universitario degli Usa. La protesta è esplosa e ha trovato un decisivo alleato nel giudice di Brooklyn che ha bloccato le espulsioni e i respingimenti di migranti titolari di permessi di soggiorno. E’ un primo schiaffo alla xenofobia razzista di Trump e completa la mobilitazione democratica degli Stati Uniti contro la svolta reazionaria del neo presidente, culminata con la manifestazione contro il tycoon di milioni di donne, nel rifiuto di artisti, scrittori e intellettuali di partecipare alla festa di insediamento nel ruolo di presidente Usa.