Informazione, democrazia e lavoro.

SAMSUNGLa crisi economica che ha colpito violentemente il paese e la nostra regione sta producendo effetti gravissimi anche sul settore dell’informazione. Nel solo mondo delle televisioni private, infatti, abbiamo all’incirca duecento lavoratori in cassa integrazione, inoltre, la crisi dell’editoria comporta in maniera massiccia la chiusura di piccole agenzie di stampa, nonché la riduzione progressiva degli addetti del settore. Credo che, così come per il comparto cultura, l’informazione ed in generale la comunicazione rappresentino per la nostra regione, ed in special modo per la città di Napoli, una grandissima opportunità, anche in termini di crescita occupazionale. Affinché i settori dell’editoria e della comunicazione possano realmente svilupparsi, vi è la necessità di realizzare due operazioni fondamentali. La prima riguarda l’utilizzo dei fondi e la promozione che del settore va fatta, attraverso una politica delle istituzioni nazionali e locali di investimenti e di controllo riguardo, non solo ai contenuti, ma anche alle condizioni dei lavoratori.

Da questo punto di vista, la vicenda del CORECOM appare un grande fallimento, sia per quanto riguarda la promozione che i controlli, chiamando in causa, a pieno titolo, tutta la politica regionale. La seconda risiede nell’innovazione tecnologica, infatti, il processo che si sta sviluppando, attraverso l’attuazione dell’agenda digitale, comporta grandi conseguenze anche per quanto riguarda il mondo della comunicazione che, tra l’altro, è sempre più dipendente dalla convergenza delle nuove tecnologie. Inoltre, il processo di cablaggio attraverso la fibra ottica e di sviluppo di una rete di nuova generazione, che vede anche la Campania e la città di Napoli tra le realtà investite da questo percorso rappresenta, per l’informazione e per coloro che vi lavorano, una straordinaria opportunità per il futuro del settore. Purtroppo, anche su questo aspetto, le istituzioni locali, a partire dalla regione Campania, sono indietro rispetto ad altre regioni e, nonostante le sollecitazioni che vengono dalle parti sociali, stenta a decollare un serio piano per l’informatizzazione e l’avvento della rete di nuova generazione.

Del resto è emblematico, riguardo alla regione Campania, il ritardo e l’inefficienza con cui, negli ultimi anni, si sono utilizzati i fondi europei, circa solo il 25% del totale, lasciando per incapacità inutilizzato un grandissimo patrimonio che, in un momento di grande crisi economica e sociale, poteva essere utilizzato per innovazione, sviluppo e ricerca. Va sottolineato, inoltre, che nella crisi del settore delle televisioni private, almeno per quanto riguarda la Campania, l’innovazione del digitale terrestre rappresenta una scommessa persa. Se guardiamo alle tv private, infatti, tutto il processo che ha accompagnato la digitalizzazione non ha avuto un impatto positivo, generando in molti casi, serie crisi economiche in molte di esse: poche settimane fa Canale 21, Canale 9, Televomero e Canale 8 hanno avviato la procedura di cassa integrazione per un totale di circa cento lavoratori tra giornalisti e tecnici, risale a molti mesi fa, invece la crisi in cui sono cadute TeleA e Tele Capri.

Infine, mi preme sottolineare che il tema dell’informazione e quello della libertà di stampa non hanno un rilievo solo da un punto di vista produttivo, ma rivestono un’importanza basilare per la nostra democrazia, rappresentando, non a caso, un diritto costituzionalmente garantito dall’articolo 21. In quest’ottica ci siamo sempre battuti contro ogni forma di legge bavaglio e credo che la difesa del diritto di cronaca e della professione dei giornalisti, indipendentemente dalla tessera che hanno in tasca, rappresenti un grande valore in un momento così delicato della nostra democrazia. Per questi motivi, in tante scuole e in tanti luoghi di lavoro, quando il governo Berlusconi provò con la legge sulle intercettazioni a compromettere il diritto della libera stampa di informare, la Cgil si mobilitò per impedire che ciò avvenisse.

Ed è per questi motivi che ci battiamo contro la legge bavaglio che, nata per evitare il carcere a Sallusti, si è trasformata in un ulteriore e nuovo tentativo di condizionare la libertà dei giornalisti e dei lettori ad una informazione plurima e incondizionata. Tra l’altro, allo stato attuale c’è il rischio che a pagare rimarranno solo i giornalisti precari che continueranno a rischiare la galera o multe salatissime. E’ evidente che la battaglia per l’informazione non è ancora conclusa e l’attenzione a questi temi deve rimanere altissima.

Perciò, utilizzando le parole del nostro Presidente della Repubblica che invitando la politica ad investire verso i giovani ha citato la cultura e la ricerca, credo che, a pieno titolo, anche informazione e comunicazione vadano inserite in questo elenco.

Gianluca Daniele, segretario della Camera del Lavoro di Napoli

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